Il risultato delle elezioni regionali di domenica, con la netta sconfitta di Salvini & Co in Emilia-Romagna, ha fatto calare il rendimento del decennale italiano ai minimi degli ultimi mesi in una giornata di gloria per i titoli di stato italiani. I principali organi di informazione della comunità finanziaria nelle ultime settimane avevano lasciato passare due messaggi. Il primo è che la coalizione di Salvini si giocava la partita, con buone possibilità di vittoria, in Emilia-Romagna, il secondo è che date le peculiarità della regione, una roccaforte del Pd, in caso di vittoria il Governo nazionale sarebbe entrato in fibrillazione e difficilmente sarebbe sopravvissuto. In sostanza le elezioni per un nuovo esecutivo erano vicine e un avvicendamento imminente.
Invece non è avvenuto niente di tutto questo. Il Governo in carica ha ottenuto il miglior risultato possibile. La richieste di elezioni anticipate a questo punto hanno perso qualsiasi forza perché si è dimostrato che il Pd, su cui si regge la coalizione, è vivo e vegeto e continua a essere la scelta degli “anti-populisti”. I due partner della coalizione, possibile causa di volatilità, sono ai minimi termini. Il Movimento 5 stelle non esiste più e oggi coincide con una foltissima pattuglia di senatori e parlamentari che non ha alcun orizzonte se non quello di tirare fino al 2023. I gruppi parlamentari di M5s possono anche sfasciarsi, ma questo non cambierà il supporto all’esecutivo. Rimarrebbe Italia Viva di Renzi, ma se il coraggio di andare fino in fondo non c’è stato fino ad adesso difficilmente ci sarà dopo i risultati di domenica. L’unica possibilità che cada questo Governo, protetto dall’”Europa”, è per una crisi interna che però oggi ha probabilità minime. L’altra, remotissima, dovuta a una distanza insostenibile tra rappresentanza parlamentare e voti, non si è prodotta. La distanza, per quanto insolitamente ampia, non è insostenibile. Anzi, ieri è sicuramente meno ampia di venerdì.
Quindi il mercato premia lo scampato pericolo o meglio gli scampati pericoli: quello, possibile, di nuove elezioni con risultati ignoti, con l’inevitabile e sempre temuta incertezza, e quello di un Governo con una relazione meno “collaborativa” con “l’Europa”. L’Italia per ora rimane saldamente nell’alveo europeo e nella sua posizione subordinata che è ormai diventata palese; come corollario continueranno le svendite di sovranità reale. Questa è la scommessa dei mercati del giorno dopo.
Ovviamente la prosperità degli italiani è un elemento molto secondario delle valutazioni dei “mercati”. Lo scenario potrebbe cambiare, ma non ora e non nei prossimi mesi. Dire settembre 2020 o gennaio 2021 in questi mercati è come parlare del 2030. È un orizzonte temporale che non entra nell’analisi della stragrande maggioranza degli investitori.