Il 29 marzo prossimo si terrà l’unico referendum del 2020 dopo la bocciatura della Consulta in merito alla consultazione richiesta dalla Lega sulla legge elettorale del Rosatellum Bis: il CdM di ieri, su richiesta del Premier Giuseppe Conte, ha stabilito che gli italiani torneranno alle urne per il referendum confermativo della riforma sul taglio dei parlamentari. La legge approvata negli scorsi mesi con il voto quasi unanime di tutti i partiti, ha ricevuto la richiesta da una pattuglia di parlamentari di Pd, Forza Italia e Lega per un referendum confermativo: la Cassazione lo scorso 23 gennaio ha dato il via libera e ora il Consiglio dei Ministri lancia l’ufficialità del ritorno alle urne in attesa del decreto del Presidente della Repubblica. «Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo per l’indizione del referendum popolare sul testo di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari», ha spiegato Palazzo Chigi in un comunicato congiunto nella serata di ieri, nel giorno dei risultati delle Elezioni Regionali in Emilia Romagna e Calabria. Come previsto dalla Costituzione, il referendum non avrà quorum dato che non si tratta di un voto abrogativo e chiederà nel quesito ai cittadini italiani di confermare o bocciare la riforma votata dal Parlamento e in procinto di essere attivata non appena verrà ultimata la riforma sulla legge elettorale che ridisegnerà i collegi elettorali di tutta Italia. La consultazione popolare sul taglio dei parlamentari dovrà verificare se il popolo sia d’accordo o meno col taglio dagli attuali 945 parlamentari complessivi a 600 totali, 200 senatori e 400 deputati.
REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
E’ sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli per poter dare luce verde alla riforma M5s sul taglio dei parlamentari a partire dalle prossime Elezioni Politiche nazionali: se invece dovesse vincere il “NO” allora la legge verrebbe annullata e cancellata dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. «Il referendum del 29 marzo non mi preoccupa. siamo fiduciosi che ci sia un ampio schieramento dei cittadini a favore di questa riforma» ha spiegato ieri sera a Otto e Mezzo il Premier Conte, allontanato l’idea di un crollo del Governo appena dopo il voto del referendum 2020 «No direi, proprio di no, non vedo connessioni». Anzi, come giustamente notano diversi retroscena oggi qui quotidiani, proprio il Sì al referendum potrebbe allungare la vita della Legislatura: a quel punto infatti dovranno essere ridisegnati i collegi di rappresentanza dei cittadini, attenendo il via libera anche della nuova legge elettorale Germanicum (propozionale). Tempo “prezioso” con il quale la maggioranza Pd-M5s-LeU-Iv potrebbe allontanare il più possibile il ritorno alle urne contro il Centrodestra rampante a guida Salvini-Meloni, che invece chiede da tempo le Elezioni anticipate. Quello del 29 marzo sarà il quarto referendum costituzionale confermativo della storia d’Italia, con due volte la legge bocciata dalla popolazione (la più nota, il 4 dicembre 2016 con il referendum Renzi-Boschi) e una sola volta approvata e diventata legge in Costituzione. Si trattano, in ordine di presentazione, della riforma sul Titolo V della Carta (Governo Centrosinistra, 7 ottobre 2001, approvata), del referendum sulla Devolution (Governo Berlusconi-Bossi, giugno 2006, bocciato), e per l’appunto il referendum costituzionale “di Renzi” bocciato nel dicembre 2016.