I DANNI DELL’ABBASSAMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE
In un articolo pubblicato su L’Economia, l’inserto settimanale del Corriere della Sera, Fabio Pammolli evidenzia che “lo stato dell’economia e le dinamiche della demografia fanno sì che ogni abbassamento dei requisiti anagrafici di pensionamento, lungi dal generare lavoro per i giovani, concorra a divorarselo, schiacciandolo sotto il peso dei contributi o sotto quello, altrettanto letale, dei disavanzi necessari per tenere in equilibrio i conti dell’Inps. Dal suo punto di vista, dato anche che “prima o poi, il montante pensionistico dovrà tener conto sì dei contributi versati, ma in base a un rendimento percentuale annuo che dovrà ancorarsi, senza correttivi benevoli, alle crescita del Pil, “la generosità delle pensioni pubbliche e il cuneo dei contributi sono divenuti nemici del lavoro e del futuro dei giovani”. Dunque in tema di riforma pensioni bisognerebbe intervenire tenendo conto “degli andamenti della demografia e dell’economia”, lasciando anche “più spazio al libero operare sui mercati dei fondi pensione del secondo e del terzo pilastro”.
SERRACCHIANI SU QUOTA 100 E RDC
Durante un incontro cui ha preso parte a Trieste con i rappresentanti dei sindacati confederali, Debora Serracchiani ha spiegato che “Quota 100 può andare al suo naturale esaurimento nel 2021, anche perché ormai è in gran parte esaurita la massa dei beneficiari. Resta il problema dei pensionati che non siamo riusciti a includere in questa manovra”. Anche per questo è stato comunque avviato il tavolo di confronto tra Governo e sindacati a inizio settimana. Secondo quanto riporta ilfriuli.it, la deputata del Pd ha anche spiegato che nemmeno il Reddito di cittadinanza va eliminato, “perché serve un sostegno alla povertà, che può manifestarsi in tanti modi”. Tuttavia la misura voluta dal Movimento 5 Stelle non va considerata “una politica attiva del lavoro”. Resta da capire quali saranno le effettive decisioni dell’esecutivo su queste due misure, quanto meno con una prospettiva rivolta al 2021, dato che sembra improbabile una revisione delle stesse in corso d’anno, prima della prossima Legge di bilancio.
IL CONFRONTO RIPARTE DAI GIOVANI
Anche Vincenzo Albanese, Segretario generale della Federazione nazionale pensionati della Valle d’Aosta, interviene sul confronto aperto tra Governo e sindacati sulla riforma pensioni. Dal suo punto di vista “è indispensabile riprendere gli affidamenti e i contenuti dell’Intesa del 2016 con il Governo Gentiloni e rivedere regole e modalità in modo da adattare i criteri alle attività svolte”.Nello specifico, come riportato da valledaostaglocal.it, per il sindacalista “bisogna estendere la platea di chi può accedere a forme di flessibilità legate al lavoro usurante e gravoso e dare continuità strutturale all’Ape Sociale, istituire la pensione di garanzia per tanti giovani incastrati in lavori precari e part-time, che non danno accesso a pensioni dignitose riconoscere alle donne almeno un anno di contributi in meno per ogni figlio”. C’è da ricordare che, secondo il calendario fissato dopo il vertice a inizio settimana, lunedì prossimo è in programma un incontro tra Governo e parti sociali relativo alla pensione di garanzia per i giovani.
NASCE LA COMMISSIONE VOLUTA DA CATALFO
Come riporta Askanews, Nunzia Catalfo ha firmato il decreto che istituisce la commissione per lo studio di una riforma pensioni atta a superare la Legge Fornero. Il tavolo, presieduto dal ministro Catalfo, è composto dalla prof.ssa Paola Bozzao e dalla dott.ssa Concetta Ferrari in rappresentanza del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alle quali si aggiungono quattro esperti: il prof. Giovanni Geroldi, il prof. Stefano Giubboni, il dott. Roberto Riverso e il prof. Massimiliano Tancioni. Il Tavolo è inoltre composto dal prof. Marco Leonardi e dal dott. Federico Giammusso in rappresentanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal cons. Alessandro Goracci in rappresentanza del Dipartimento per la Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e da due rappresentanti dell’Inps”. Come noto, l’attività di tale commissione, insieme a quelle relative a lavori gravosi e separazione di assistenza e previdenza, è importante nell’ottica del confronto tra Governo e sindacati avviato a inizio settimana.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BONFANTI
Gigi Bonfanti, Segretario generale uscente della Fnp, in un’intervista a Il Dubbio ricorda che la Cisl esige che “i risparmi derivanti da norme previdenziali siano sempre destinati alla previdenza”. Chiaro il riferimento alle risorse stanziate per Quota 100 che non saranno spese che secondo il sindacalista andrebbero quindi usate per finanziare altre misure di riforma pensioni. Nello specifico per Bonfanti, occorre “fissare regole che rimangano stabili nel tempo, dando la possibilità ai lavoratori di andare in pensione dai 62 anni senza ricalcolo contributivo e, in alternativa, con 41 anni di contributi senza limiti di età, oltre alla stabilizzazione dell’Ape sociale”. Dal suo punto di vista va anche data particolare attenzione “alle donne, a chi svolge lavori discontinui e ai giovani, al rilancio della previdenza complementare, all’adeguatezza della rivalutazione delle pensioni e alla definizione di una legge sulla non autosufficienza”.
LA RIFORMA DEL FISCO NON BASTA
Per Bonfanti, “il Governo deve capire che il problema delle previdenza in Italia non si risolve solo con la riforma del fisco: il problema è molto più ampio e articolato. La rivalutazione, ad esempio, è una norma prevista dalla Costituzione. Noi abbiamo il diritto di partecipare come cittadini alla riforma fiscale, che riguarda lavoratori e pensionati, ma il problema previdenziale è proprio solamente di una categoria. Perdere questa possibilità significa rischiare di abbandonare la previdenza sostituendola con l’assistenza, e questo noi non possiamo accettarlo”.