Steve Jobs, gli smartphone e il Truman Show, ovvero il Grande Fratello e l’indifferenza come male di vivere nel testo degli Eugenio in Via Di Gioia: la band torinese nasce come gruppo folk di strada ma ora, in questo pezzo, evolve verso sonorità nu-folk e swing. Un inno generazionale per una canzoncina leggera, ritmata, con rimandi al chachacha e alle balere: in poco più di tre minuti, gli Eugenio in Via Di Gioia raccontano i millenial e i loro problemi. Siamo figli di Steve Jobs e del T9, siamo Lego in mezzo al traffico di PlayMobil canta Eugenio Cesaro, frontman giovane e dal viso pulito che si era già fatto notare su Mtv e nei concerti estivi del gruppo. Dal punto di vista sonoro è una classica ballata pop con chitarre acustiche, batteria e sintetizzatore, la scrittura è una prosa scorrevole alla portata di tutti, ma il risultato finale è senza particolari colpi di genio. Sembra di essere tornati ai tempi de Lo Stato Sociale e di Una vita in vacanza, insomma un tormentone finto intellettuale. Il titolo del pezzo riecheggia più volte nel corso della canzone, in particolare nella strofa “Guarda lo tsunami che travolge la città mentre tutto intorno affonda qui si balla, qui si balla”. Un chiaro riferimento ai tempi moderni, intrisi di indifferenza, qualunquismo e indolenza.
Tsunami, Eugenio in Via Di Gioia: testo e analisi. Una fotografia dei tempi moderni
E’ lo stesso autore a spiegare il significato di Tsunami: Eugenio ha raccontato di aver voluto cantare la freddezza delle persone dinanzi alle tragedie che scorrono nei telegiornali, la piaga dell’odio sul web, il bullismo sui social network e il razzismo in politica. Disagi che, però, vengono intimamente connessi all’esigenza che un’onda nuova, una piena appunto di uno tsunami possa invertire il corso. “Stando più vicini non è vero che parliamo, è solo un’impressione” è il verso che serve per focalizzare sul male degli anni Duemila, ovvero il disinteresse del genere umano per il genere umano. E, ancora, “da quando la gente non si trova più ci siamo bastati; siamo le nostre vite nei corpi degli altri siamo figli di Jim Carrey in Truman show”, con una bella citazione del capolavoro di Peter Weir. Sul finale c’è la catarsi: “noi siamo liberi di urlare in faccia al mare, di mostrarci nudi alle persone, cambiare colore in faccia sudare”. In definitiva, Tsunami degli Eugenio in Via Di Gioia è una canzonetta spensierata, orecchiabile, un pezzo da radio, che funzionerà sicuramente negli show dal vivo del gruppo, in particolare quelli estivi e che farà breccia tra il pubblico dei giovani e dei giovanissimi. E’ un testo che vuole essere impegnato, quasi filosofico ma che poi perde e si perde nelle pieghe di un ritmo troppo leggero e superficiale, con una scrittura furba che utilizza linguaggio moderno e slang giovanile per colpire il pubblico. Sicuramente gli Eugenio in Via Di Gioia matureranno, ma al momento sono ancora troppo acerbi e pop per entrare nel firmamento dei big della musica italiana e per farsi ricordare.
Album: Tsunami
Data di uscita: 2019
Genere: musica pop
Compositori: Eugenio Cesaro, Lorenzo Federici, Dario Faini, Emanuele Via, Paolo Di Gioia