Dopo gli anni al timone di Ballarò su Rai 3, Giovanni Floris è ormai un punto fermo di La 7 con il suo Di Martedì, punto di riferimento tra i talk politici. Intervistato dal Corriere della Sera, il giornalista si è raccontato a 360°, parlando anche della tragedia vissuta dalla famiglia di Paolo Genovese, con il figlio Pietro accusato dell’omicidio stradale di Gaia e Camilla: «Una vicenda così tragica è l’ incubo di ogni genitore. Un dolore intollerabile, infinito per le famiglie che hanno perso le figlie. Una prova durissima per la famiglia di Paolo, cui voglio bene. Non riesco ad aggiungere altro». Floris ha poi parlato della tragedia dell’11 settembre 2001: «Ero a casa del vicedirettore del Giornale Radio Rai, Fernando Masullo, che ce l’ aveva prestata, a me e a mia moglie, per il periodo della mia sostituzione estiva: agosto e settembre 2001. Non appena vedemmo le immagini dei telegiornali feci il primo collegamento, poi corsi a piedi verso le Torri Gemelle, ma non facevano passare nessuno. Allora salii su un taxi e andai in redazione, a Central Park». Una tragedia internazionale che, lavorativamente parlando, gli ha insegnato «a non farmi trascinare dall’emozione».
GIOVANNI FLORIS: “COSTANZO, MINOLI, SANTORO, LERNER I MIEI MITI”
«Costanzo, Minoli, Santoro, Lerner», non ha dubbi Giovanni Floris su chi siano stati i suoi miti quando era ragazzino, con il volto di Di Martedì che si è soffermato anche sull’incontro con il super agente Beppe Caschetto: «Era il 2008, ma la mia carriera era già decollata. Non lo definirei mai un agente: lui è un intellettuale prestato al lavoro di agente. Sa interpretare i contesti, ha una profonda chiave di lettura della vita». Nel corso della sua carriera Floris ha intervistato numerose personalità di spicco del panorama internazionale, basti pensare al Dalai Lama, ma ha sempre le cose ben chiare in testa: «La mia paura più grande è risultare impreparato, ma è anche la mia fortuna, perché mi costringe a studiare tantissimo. Però non arrivo mai a confondermi con chi intervisto».