Una ragazza di 34 anni di Iglesias, in Sardegna, è stata violentata per anni dal patrigno. Quell’uomo, che la madre avevo sposato con l’intento di proteggere entrambe, e di far crescere quella bimba, si è in realtà rivelato un orco che ha abusato sessualmente per ben 10 anni (dagli 8 ai 18), di quella ragazza che ora è cresciuta ed è divenuta una donna. Chiara, nome di fantasia scelto da L’Unione Sarda, il quotidiano che ha raccontato la sua vicenda, ha trovato ad un certo punto la forza di denunciare il suo stupratore, facendolo poi condannare ad otto anni di reclusione, pena già confermata in Appello. Ora è iniziata una nuova battaglia, liberarsi di quel cognome che per la 34enne rappresenta solamente un film dell’orrore, riprendendosi quello del padre naturale. “Fare questa scelta significa chiudere un capitolo abbastanza triste della mia vita, e ricominciare – racconta la ragazza – quello che mi è successo non potrò mai dimenticarlo, però non appartenere più a quel cognome vuol dire tanto, vuol dire voltare pagina”.
“LA MIA VITA SEGNATA DA QUELLA PERSONA
“Quanto ha segnato la mia vita quella persona? Purtroppo tanto – prosegue Chiara nel suo racconto a L’Unione Sarda – mi ha rovinato gran parte della mia adolescenza, della mia infanzia, e forse anche da adulta. E’ iniziato quando avevo 8 anni ed è durato per più di dieci anni”. Ad un certo punto la ragazza ha trovato la forza di denunciare, aiutata da altre persone: “Sono riuscita a denunciare, a fare questo passo, grazie al supporto di persone che mi sono state vicine. E’ stato un percorso molto difficile e molto sofferente perchè ho dovuto ripercorrere tutta la mia sofferenza. Tante persone mi sono state vicine nella mia battaglia, e lo sono ancora, come l’avvocato che ha seguito il processo e anche una dottoressa”. Da qualche anno a questa parte la sua vita è comunque svoltata in positivo: “Adesso sono riuscita a riprendere in mano la mia vita, ho un bambino che mi riempie le giornate”. Infine un messaggio rivolto alle persone vittime di abusi come lei: “Alle persone che si trovano nelle mie stesse condizioni dico di chiedere aiuto e di non arrendersi anche se non vengono credute”.