Guerra di nervi

Per fare un torto a Salvini la maggioranza regala ancora una volta la politica ai pm. Nel frattempo tra i partiti serpeggia un pericoloso nervosismo. Il Colle è preoccupato

Allora si è deciso con il voto del Senato: il leader della Lega, Matteo Salvini, va a processo per sequestro di persona nella sua azione di ministro dell’Interno dell’ormai famoso governo Conte 1, in occasione della sbarco ritardato di 4 giorni dei 131 profughi dalla nave militare italiana “Gregoretti”.

Il voto e il dibattito sono sembrati surreali, con il leader leghista che fa l’eroe (dichiara di volere il processo) nel nome della difesa dei confini. I leghisti abbandonano l’aula, mentre gli altri, più o meno, straparlano, investendo la magistratura di un’altra decisione di carattere politico.

Ma ormai, in questa Italia del “nuovismo” in caduta libera, dove i poteri si accavallano, si moltiplicano e si annullano a vicenda, la tripartizione classica, nata nel Settecento riformatore e consolidata dopo grandi lotte politiche e anche dopo esperienze tragiche, è diventato uno dei misteri eleusini, che purtroppo non si celebrano più nel santuario di Demetra.

La situazione non sembra drammatica, ma grottesca. Forse qualcuno ha dimenticato che al famoso “Conte primo” è seguito un altrettanto famoso “Conte secondo”, sempre nel segno di “Giuseppi”. Il “secondo” ora è d’accordo nel processare il leghista, anche se al momento del famoso blocco della Gregoretti era il “primo” e Salvini era il suo ministro dell’Interno. Siamo di fronte, probabilmente, a uno sdoppiamento di personalità e dovremmo superare, in qualche modo, anche il dettato dell’articolo 95 della Costituzione che precisa: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”.

“Giuseppi”, “l’avvocato del popolo”, deve essersi distratto per qualche giorno, non deve aver visto la televisione o letto i giornali, così al massimo potrà andare a giurare tranquillamente in tribunale: magari non capiva quello che accadeva. Può cavarsela con una condanna per reato di omissione. Bazzecole, anche se la prescrizione del “Conte secondo” è un’antica istituzione giuridica che vacilla nel reame del nuovo diritto. Ma con questo avvenimento, il ruolo di Conte diventa problematico per alcune manovre che si stanno elaborando.

Facciamo un attimo di ordine nel vespaio italiano. Questa farsa drammatica, per il periodo che sta attraversando il Paese, denota un’irresponsabilità collettiva che fa impressione e caratterizza in tutto il suo squallore la cosiddetta seconda repubblica.

Ci sono ormai i segni tangibili e le previsioni credibili di una crisi economica gravissima che sta arrivando nel giro di quattro mesi. È vero che gira per il mondo il “coronavirus”, che avrà un impatto grave sull’economia, ma già il risultato degli ultimi dati viene da periodi che sono precedenti alla scoperta del virus.

Così va in crisi il modello cinese, ma pure il resto del mondo e l’Europa in particolare, con la sezione italiana ancora più in particolare, che avanza a grandi passi verso la recessione.

Il virus è una grande dramma, indubbiamente, ma appare a volte anche come un’àncora di giustificazione per gli autori di politiche economiche catastrofiche.

Il quadro complessivo si riduce poi alla piccola cartolina dell’Italia del “Conte secondo” e dei suoi protagonisti, di maggioranza e di opposizione. Pur di evitare il voto politico nazionale, si va avanti con rinvii continui, accumulando provvedimenti presi “salvo intese” e il nulla di autentiche riforme e di una politica economica che possa invertire la rotta della decrescita infelice e ormai cronica.

C’è soprattutto un fatto che caratterizza oggi la politica italiana, nella sua frammentazione esasperata: il nervosismo che attraversa tutti gli schieramenti e che si è quasi incistato, come un altro virus, nel governo. Si potrebbe scomodare Pedro Almodovar con il suo celebre film “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”. Qui ci sono uomini e donne che sono sull’orlo di una crisi nervosa e stanno tutti intorno a un governo che è il baricentro della nevrastenia  cronica.

Persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mostra segni di impazienza di fronte a una sorta di nuovo asse politico tra “Giuseppi”, in versione “Conte secondo”, e Nicola Zingaretti. Non è semplice, anche in prospettiva rinunciare già adesso al Quirinale, ma c’è più di una dichiarazione che ha fatto pensare a un nuovo binomio: Zingaretti a Palazzo Chigi e, perché no?, Conte al Quirinale. È ancora possibile dopo la prevedibile “cagnara” che avverrà al processo a Salvini?

L’attuale leader del Pd, che in un primo tempo si opponeva a un governo con i pentastellati, ha cercato di sfilare Conte dal gruppone dei grillini, magari depurandolo anche della “amicizie pericolose” dei Bonafede e Di Maio. Ed è anche possibile che, dopo le nomine in calendario e gli “stati generali” dei pentastellati, si possa formare una sinistra di supporto di derivazione grillina.

Sarebbe stata una semplificazione che avrebbe scompaginato il M5s, ma avrebbe rimesso in movimento il Pd con recuperi alla sua sinistra, il rientro di alcuni fuorusciti da sinistra e l’apporto organico dei filo-Conte.

Il tentativo sembra ancora in atto, anche se non appare confortato da sondaggi entusiasmanti. Nello stesso tempo però, Conte sembra al centro di un contenzioso problematico. Non c’è solo il Quirinale che ha lanciato messaggi poco rassicuranti, c’è sempre il rompiscatole per antonomasia, Matteo Renzi, che sembra caricato a dovere per far venire i nervi ai leader della attuale maggioranza. E soprattutto, Renzi sembra aver preso di mira proprio Conte, probabilmente per smontare il gioco di Zingaretti. Quale accordo si potrà escogitare prima del voto sulla prescrizione e sui problemi della giustizia?

Ora è certamente vero che il terrore delle urne anticipate sta sul frontone dell’ipotetico palazzo di questo governo, ma è altrettanto vero che l’intreccio tra immobilismo e nervosismo, con giochi personali mirati esclusivamente a consensi per non scomparire di fronte all’avanzata consolidata della destra, può causare problemi molto complicati.

Mettendo in fila problemi, scelte da fare, litigi continui, imprevisti inevitabili, fino al processo a Salvini, si può pensare che la legge della gravità possa essere sfidata ma difficilmente sconfitta.

Alla fine il governo dell’immobilismo e del nervosismo patologico è destinato, se non alla caduta, almeno a un rimpasto rapido e a nuovi equilibri. Ma anche questa è un’operazione possibile? L’impressione è che, dopo tutti gli avvenimenti di questi giorni, siamo arrivati proprio al governo “sull’orlo di una crisi di nervi”.

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