Ha assunto dei contorni a dir poco inquietanti la vicenda di Vincenzo Cordì, l’uomo trovato morto carbonizzato nella sua auto il 13 novembre in una località appartata dell’Aspromonte. Se in un primo momento l’ipotesi privilegiata sembrava essere quella di un suicidio, le indagini dei carabinieri hanno virato successivamente sulla pista dell’omicidio. A premeditarlo profondamente, per utilizzare le parole degli inquirenti a Quarto Grado, sarebbe stata la compagna Susanna Brescia. Le telecamere di sorveglianza del Paese hanno infatti ripreso la donna salire in macchina con Vincenzo. Negli stessi minuti, sulla macchina di Susanna sono saliti il figlio, con cui la vittima aveva un rapporto contrastato, e Giuseppe Menniti, che dalle indagini è risultato avere una relazione con la Brescia. Sono stati loro ad aiutare Susanna ad uccidere Vincenzo Cordì?
Vincenzo Cordì, un tentato avvelenamento alla base del movente?
L’ex marito la descrive come una donna “diabolica”, che rigirava gli uomini come voleva lei, quasi una mantide senza scrupoli. Questa madre di 5 figli non era nuova ad episodi di rabbia. L’uomo, intervistato da Quarto Grado, ha svelato un episodio che per anni aveva taciuto: “Una volta mi ha puntato contro un coltello nelle parti basse. In quell’istante ho pensato che mi avrebbe ucciso. Ringraziando Dio mi ha lasciato andare. Sono 20 anni che mi tengo tutto nello stomaco. Quando i carabinieri mi hanno chiamato per chiedermi qualcosa su di lei, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Alcuni fa Vincenzo Cordì aveva subito anche un tentativo di avvelenamento: l’esame tossicologico rivelò infatti che l’uomo aveva ingerito un alto quantitativo di benzodiazepine. Vincenzo era consapevole che ad avvelenarlo potesse essere stata proprio la compagna: non a caso, una volta decisosi a lasciarla, l’aveva minacciata che se non gli avesse fatto portare con sé i gemellini, avrebbe fatto riaprire il caso per cui i carabinieri volevano arrestarla. E’ questo il movente alla base dell’omicidio?