A 43 anni dalla scomparsa di Mauro Romano, il bambino di sei anni di Racale, nel Leccese, di cui non si hanno più notizie dal 21 giugno del 1977, l’arresto effettuato pochi giorni fa dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Lecce riapre uno dei “cold case” della cronaca italiana. Lo scorso 11 febbraio, infatti, a finire in manette è stato un settantenne di Taviano, paese vicinissimo a Racale, accusato di violenza su minori. Come riportato dal Corriere della Sera, tutto è partito dalla denuncia della mamma di un ragazzino che di recente avrebbe subito delle molestie da parte dell’uomo. Dal gennaio 2018 allo scorso aprile, l’adolescente non sarebbe l’unico minore abusato dall’uomo, le cui iniziali sono A.S.. Secondo l’indagine coordinata dal pm Stefania Mininni, il modus operandi dell’anziano era ben consolidato: i ragazzi venivano avvicinati grazie a piccoli regali, poi subivano gli abusi in un casolare situato nelle campagne di Taviano.
MAURO ROMANO, SCOMPARSO 43 ANNI FA: SI RIAPRE IL CASO GRAZIE AD UN ARRESTO?
Ma in che modo l’arresto di A.S. è legato alla scomparsa di Mauro Romano? Bianca Colaianni, la mamma del bambino svanito nel nulla all’inizio dell’estate del 1977 mentre si trovava con suo fratello più grande di quattro anni, Antonio, a casa dei nonni, in Vico Immacolata, ha ricordato in più occasioni che nei giorni successivi alla scomparsa la sua famiglia ricevette delle telefonate anonime di tipo estorsivo: “Se volevamo rivederlo, dovevamo dargli 30 milioni delle vecchie lire”. Dall’altra parte del telefono c’era proprio quell’uomo, già arrestato una quarantina d’anni fa con l’accusa di estorsione, finito ora gli arresti. Antonio La Scala, avvocato difensore dei Romano, ha commentato: “Nell’estate scorsa, siamo venuti a conoscenza che la persona del reato estorsivo nei confronti dei Romano, era stata condannata per ben 14 casi di pedofilia. E recentemente gliene sono stati attribuiti addirittura 18”. Il legale inoltre ha sottolineato come lo scorso dicembre la Procura di Lecce abbia deciso di far ispezionare un pozzo in contrada Fichella, nelle campagne di Taviano, motivando il tutto con la ricerca di alcune armi: “Un pozzo profondissimo, inquietante: intorno al quale si è creato subito un dispiegamento di forze militari pazzesco. Dai carabinieri agli speleologi, ai pompieri. E chiaramente, dietro l’ufficialità della ricerca di armi all’interno di quel pozzo, potrebbe nascondersi un’altra motivazione”, dice La Scala. Nel corso della ricerca sono state rinvenute delle ossa, ma per essere certi che appartengano al piccolo Mauro – dal momento che potrebbero essere anche i resti di carcasse di animali buttate nel pozzo da contadini della zona – occorrerà aspettare gli esiti degli esami degli esperti di medicina legale di Lecce.