Cosa succede se un crollo del prezzo del petrolio rende meno ricchi gli emiri arabi? Che l’Ingegner Andrea Ferrini (Renato Pozzetto), che stava progettando lussuose dimore per loro, con tanto di aria condizionata per i cammelli, viene licenziato e si ritrova anche senza la liquidazione che ha già riscosso in anticipo per finanziare un suo progetto di casa galleggiante mai decollato. Il tutto nello stesso giorno in cui sua moglie Franca (Eleonora Giorgi) riceve un’importante promozione. Diventa per lui impossibile, quindi, dirle quanto accaduto e quando scopre che la loro domestica Nicoletta ha chiesto un aumento per avere un milione e mezzo di lire al mese, ovvero una cifra pari al suo stipendio, decide di sostituirsi a lei nelle faccende di casa. Finché non viene scoperto dalla moglie.
La commedia degli equivoci potrebbe finire qui, ma in Mani di fata, film del 1983 diretto da Steno, è solo l’inizio di un’inversione di ruoli in famiglia che porta Andrea a diventare il casalingo che chiede alla coniuge di poter essere portato fuori la sera e Franca a rivendicare di essere colei che porta a casa la pagnotta e ha il diritto quindi di comandare. Il desiderio di emancipazione dell’Ingegnere, che continua a non trovare un’occupazione per il suo titolo di studio, lo spinge a diventare maggiordomo presso la seconda casa sul lago di una ricca contessa, così da guadagnare più della moglie che nel frattempo comincia a girare il mondo per lavoro. La coppia, non avendo più tempo per occuparsi di Mariolino, il loro unico figlio, decide di mandarlo in un collegio in Svizzera. Sarà Oltralpe che vedremo lo scambio di ruoli tra uomo e donna raggiungere il suo culmine per poi sfociare in un lieto fine.
Colpisce in questo film, come già ne La patata bollente, la descrizione di uno spaccato sociale certo presente, ma poco raccontato, che emergerà anche nel corso degli anni. Non tanto quello della donna in carriera, quanto quello di genitori all’inseguimento di retribuzioni più alte anche a costo di mettere a repentaglio la vita familiare. Non deve essere un caso che i lauti guadagni dei Ferrini siano destinati al leasing delle due auto e all’affitto della seconda casa, a spese cioè che di fatto non fanno nemmeno diventare proprietari di qualcosa. Non possiamo certo poi dimenticare che la pellicola è stata girata nei ruggenti anni ’80, proprio nella Milano che il figlio di Steno, Carlo Vanzina, racconterà tre anni dopo in Yuppies. Per fortuna in Mani di fata c’è l’happy ending. Nella realtà le cose non vanno però sempre così.
P.S.: Piccola curiosità. In questo film vediamo Renato Pozzetto con la chioma bionda. È successo in altre sue pellicole, come per esempio Sono fotogenico.