Con una carrellata attraverso tutte le scoperte più recenti delle neuroscienze l’autrice ci guida alla comprensione dell’«oggetto più complicato che esita»: il nostro cervello. In realtà, come riconosciuto in più punti nel libro, nonostante i progressi fatti, il cammino della conoscenza della struttura e del funzionamento del nostro cervello è disseminato di problemi irrisolti che stimolano a proseguire le ricerche. D’altra parte i passi già compiuti aprono problematiche non solo scientifiche. Particolarmente stimolante risulta la riflessione sulla possibilità di «estrarre» ricordi da un cervello e «caricarli» su un altro. La domanda che si impone qui è: se modifichiamo la nostra memoria siamo ancora noi stessi? Chi sarà responsabile delle nostre scelte? Un’altra tematica di rilievo è quella relativa all’esistenza del libero arbitrio.
L’osservazione che ogni azione cosciente avviene sempre dopo un intervallo di tempo non trascurabile dall’attivazione delle aree cerebrali che la determinano, ci permette di dire che non si possono creare decisioni senza background causale? Ancora, non siamo in grado di spiegare come un ammasso di neuroni possa generare la nostra coscienza. La misteriosità della coscienza ci deve portare a riconoscere che essa non può essere spiegata con l’analisi scientifica del cervello? Con tutte le acquisizioni delle neuroscienze siamo pronti ad affermare che siamo il nostro cervello? Le risposte a queste domande ci costringono a uscire dal contesto strettamente scientifico e ci portano nel campo della filosofia. Il libro non si sottrae a questo compito e lo fa già nel primo capitolo nel box delle pagine 28, 29, 30 e 31 con la intervista alla filosofa Patricia Churchland. Qui si sposa l’approccio riduzionistico: «Penso che […] quando siamo coscienti, prendiamo una decisione, ci addormentiamo, ci arrabbiamo o proviamo paura, stiamo semplicemente utilizzando le proprietà fisiche del cervello […]. Da un lato siamo affascinati dalle nuove scoperte perché ci aiutano a capire il morbo di Alzheimer di nostra madre, ma dall’altro reagiamo dicendo: “Santo cielo, ma allora l’affetto che provo per mia figlia si riduce a delle interazioni chimiche tra neuroni?” Beh in effetti è così. Ma non mi da fastidio […]».
Nel seguito dei capitoli tale approccio permea le risposte alle domande di cui sopra. Insomma le neuroscienze continuando a risolvere i problemi più facili, uno alla volta, toglieranno la necessità di una causa sovrannaturale e ci porteranno a scoprire che il problema della misteriosità della coscienza non esiste più. Presto inoltre le nuove tecnologie ci consentiranno di plasmare in modi inediti e affascinanti la nostra mente e quella altrui.
Se i risultati delle ricerche scientifiche mi hanno interessato e affascinato facendomi intravvedere quanto ancora grande sia il lavoro da fare, gli sconfinamenti filosofici mi hanno infastidito sia per la pretesa di punti fermi raggiunti senza corrispettivi scientifici sia per l’irragionevole entusiasmo per una raggiungibile completa spiegazione di struttura e funzioni del cervello.
New Scientist
Cervello
Come funziona l’oggetto più complicato che esista
a cura di Caroline Williams
Dedalo, Bari 2019
Pagine 214 euro 16,00
(Recensione di Renzo Gorla)