Fra Lombardia e Veneto è caccia al paziente zero, colui da cui sarebbe scaturita l’epidemia che ha colpito in queste ultime 48 ore l’Italia, soprattutto nelle regioni del nord. Inizialmente si pensava che “l’untore” fosse l’amico del 38enne di Codogno attualmente in gravi condizioni, ma questi è risultato essere negativo al coronavirus. Il 41enne manager di ritorno di Shanghai, non è il paziente zero come ipotizzavano medici ed addetti ai lavori nelle scorse ore, visto che le analisi dell’Istituto superiore di sanità non hanno riscontrato alcun anticorpo che possa lasciare pensare che l’uomo abbia contratto il virus, anche senza alcuna manifestazione. E’ certo che il 38enne di cui sopra ha contagiato 45 persone, mentre non è ben chiaro da chi abbia preso il virus lo stesso paziente uno, nonché il malato ricoverato al San Raffaele e quello di Mediglia, visto che entrambi non hanno nulla a che vedere con il gruppo di cui sopra. La catena è infatti interrotta e si brancola nel buio.
PAZIENTE ZERO CORONAVIRUS: SI BRANCOLA NEL BUIO
Gli esperti stanno lavorando per cercare di ricostruire la catena dei casi in Lombardia (che nelle ultime ore sono saliti a 90 a causa di un nuovo contagiato a Pavia), con l’aggiunta dei 17 del Veneto. E le stesse domande se le stanno ponendo proprio nella regione a est della Lombardia, dove è morto il 78enne di Mira, Adriano Trevisan, il primo decesso da coronavirus in Italia. Questi ha guardato il derby di Milano, la sfida fra Inter e Milan, nella serata dello scorso 9 febbraio presso il locale Nuova locanda al sole di Vò Euganeo (comune in provincia di Padova attualmente in isolamento), in compagnia di 8 cinesi, un gruppo che è rientrato dalla Cina negli scorsi giorni, ma che è risultato essere negativo al tampone. Che il focolaio veneto sia partito proprio da quel bar? A riguardo non vi è alcuna certezza anche perchè un altro paziente veneto, un 68enne di Mira che si trova attualmente in rianimazione, non ha avuto alcun contatto con i cinesi. I misteri, i dubbi, le domande sollevate, sono moltissimi, e fino a che i medici non avranno le risposte ricercate, sarà molto più complesso riuscire a contenere l’epidemia.