Di Kobe Bryant è già stato detto tutto. Non solo gli appassionati del pick and roll ma anche chi non ha mai visto una partita di basket in queste settimane ha avuto modo di scoprire chi fosse, del suo trascorso in Italia e della Mamba Mentality.
Un cordoglio globalizzato reso manifesto sui social. Ogni aspetto della sua vita personale e cestistica è stato scandagliato e passato al setaccio come per cercare delle tracce di Santità.
Kobe non è un Santo ma un mito certamente sì, un campione assoluto e un esempio per molti praticanti e non.
Kobe ha avuto il merito di saper trasferire la passione per il basket, per la vita e per i rapporti veri. Ha insegnato a lottare, a provarci, e laddove possibile, ad alzare l’asticella. Cosa che lui stesso ha saputo fare con fatica, impegno e successo. Kobe ci ha insegnato come si fa a vincere ma ci ha anche insegnato a perdere. A fronte dei tanti anelli NBA, agli MVP e agli 81 punti in una sola partita Kobe è stato il giocatore che ha sbagliato più tiri nell’NBA, chissà quanti dei quali decisivi ai fini di una vittoria.
Qualche sera fa è stata organizzata a Desio (MB), la basket city della Brianza, una serata dedicata al Black Mamba “Un Viaggio con Kobe” rivolta alle giovanili e al mini basket dell’Aurora Desio. Durante la serata che si è svolta tra filmati, testimonianze e letture (Like Kobe e Il Morso del Mamba), è stato premiato il disegno su Bryant più rappresentativo. Tra i tanti disegni consegnati a vincere e a commuovere è stato quello di Stefano, bambino di 9 anni che gioca nel mini basket a Desio.
Nel disegno il bambino ritrae i suoi due Supereroi, Kobe che abbraccia il padre Alessio prematuramente scomparso. “Kobe ora puoi insegnare a mio papà a giocare a basket!” è la scritta in fondo al disegno. Dopo tanti commenti, giudizi, analisi sulle performance cestistiche del Mamba, ci è voluto un bambino che nella semplicità di un disegno è riuscito a mostrare il lato più umano del campione americano. Non il Bryant fenomeno che fu e che non c’è più, ma un Kobe vivo e presente che sostiene e conforta il padre. Per sempre.
Kobe è stato un dono per Reggio, per Los Angeles e per il basket. Ora è un dono per il piccolo Stefano e per tanti che come lui trovano sostegno nelle sue gesta per andare avanti.
La vita ci dona, e poi ci dona ancora. Anche quando toglie.