E’ arrivato il via libera della Camera: il Governo ha ottenuto la fiducia sul ddl di conversione del decreto che modifica le norme sulle intercettazioni. Può sorridere l’esecutivo giallorosso: l’ok è arrivato con 304 voti a favore, 226 contrari e un’astensione. Giovedì 27 febbraio, a partire dalle ore 9,30, ci sarà il voto definitivo sulle intercettazioni ed è prevista bagarre. La situazione è stata infatti sbloccata nel corso della conferenza dei capigruppo, avvenuta prima dell’inizio delle dichiarazioni di voto sulla fiducia: come spiega Repubblica, è stata fermata la pioggia di ordini del giorno del Centrodestra che rischiavano di costringere Roberto Fico a passare alla “ghigliottina”. La tensione delle ultime ore ha spinto l’opposizione a non fare sconti alla maggioranza nonostante l’emergenza coronavirus, che aveva spinto il Centrodestra ad avere un atteggiamento collaborativo. Adesso, però, la situazione è cambiata: la coalizione, Lega in primis, non lascerà nulla al caso… (Aggiornamento di MB)
DDL INTERCETTAZIONI, DIRETTA VOTO
Alle ore 15 la Camera è convocata per la discussione sul Ddl di conversione del Decreto Intercettazioni già approvato dal Senato ma in scadenza entro il 29 febbraio prossimo: alle ore 16.35 ci sarà il voto di fiducia richiesto dal Governo Conte-2 in merito all’intero testo del decreto legge “incardinato” a Palazzo Madama dal Movimento 5 Stelle e votato a “ruota” da Pd, LeU e anche Italia Viva nonostante le decise polemiche sollevate sul tema giustizia da Renzi negli scorsi giorni (su prescrizione e Spazzacorrotti). Non vi saranno problemi di tipo numerico visto che la maggioranza è alquanto ampia alla Camera ma nella diretta video da Montecitorio si potrà scorgere un dettaglio che ha mandato su tutte le furie l’opposizione: la Camera ha infatti deciso di “tagliare” la discussione generale su sul decreto legge intercettazioni con 299 voti a favore e 153 contrari. Così spiega la decisione presa dal Governo il proponente Pd, Emanuele Fiano «C’è una significativa urgenza di dimostrare agli italiani che abbiamo molto a cuore la questione dell’epidemia da coronavirus. L’anticipata conclusione della discussione generale, ci consentirebbe di accelerare l’iter dei lavori di questa settimana e di convertire anche il decreto virus che il governo ha approvato da poco».
CAOS SUL GOVERNO PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS
«Siamo in una situazione d’emergenza e il parlamento oggi di cosa si occupa? Qualcuno ha chiesto che il Ministro della Salute riferisca almeno su quello che sta succedendo? No. Oggi il Parlamento vota sul decreto intercettazioni» ha attaccato ieri l’ex ideologo del M5s Paolo Becchi su Libero Quotidiano, invocando le dimissioni anche del Ministro Speranza per la gestione dell’intera emergenza sul Coronavirus. Il leader della Lega Matteo Salvini attacca a tutto spiano contro il Governo giallorosso: «E’ surreale che governo e maggioranza stiano facendo il braccio di ferro sulle intercettazioni nell’aula della Camera. Il governo ritiri il decreto e il Parlamento si occupi di cose serie: siamo in mezzo a un’emergenza sanitaria ed economica e siamo disponibili a sederci a un tavolo per trovare soluzioni. Per quanto ci riguarda stiamo già ascoltando tutte le categorie produttive per capire difficoltà e criticità. Domani mattina annunceremo le nostre proposte per famiglie e imprese che stanno pagando le conseguenze del Coronavirus». Vito Crimi, leader M5s, risponde a distanza alle polemiche sorte nell’opposizione: «Il decreto sul coronavirus, proprio perché si tratta di un decreto, è già operativo ed è già incardinato nella commissione Affari Sociali della Camera. Questo provvedimento non ha nulla a che a che vedere con il decreto intercettazioni quindi, che è al suo passaggio finale in Aula alla Camera. L’iter delle due misure può proseguire parallelamente senza che uno intralci l’altro». Nello specifico del Ddl Intercettazioni, con il testo modificato in Senato e oggi votato dalla Camera viene esteso il regime del divieto di pubblicazione a tutte le intercettazioni non acquisite al procedimento e diversi altri provvedimenti che limitano l’utilizzo e la pubblicazione dei discorsi “spiati” a seconda dei reati e dei procedimenti.