Marco Van Basten si è raccontato attraverso le colonne di 7: l’inserto del Corriere della Sera sarà in edicola venerdì e conterrà un’intervista all’ex attaccante olandese, in occasione della pubblicazione della biografia Fragile che arriverà anche in Italia. Nelle sue parole c’è tutto il rammarico per una carriera finita troppo presto: “Dicevo ai miei compagni che avrei giocato fino a 38 anni, purtroppo avete visto la mia fine”. Van Basten ammette di non aver capito il suo stare male, racconta di non aver mai avuto una risposta alla domanda che tutti si fanno: “Perché proprio a me?”. La storia è nota: arrivato al Milan nel 1987 – aveva 22 anni – il giovane attaccante che aveva già fatto sfracelli nell’Ajax è diventato la letale arma offensiva di una squadra che ha vinto tutto. Quattro scudetti, tre Coppe dei Campioni, quattro Supercoppe Italiane, due Supercoppe Europee, due Coppe Intercontinentali: purtroppo gli ultimi successi Van Basten li ha vissuti dalla tribuna. Le caviglie non hanno mai smesso di tormentarlo: di fatto la sua carriera si era già chiusa nel 1993, tecnicamente l’olandese è rimasto nella rosa del Milan per altri due anni ma senza mai giocare. Poi, l’amaro addio. “A Milano mi sentivo parte della famiglia, abbiamo vissuto una vita intera” dice oggi, rivolgendosi ai tifosi che lo hanno visto crescere come giocatore e come uomo.
MARCO VAN BASTEN SI RACCONTA
Presentando la sua biografia, Marco Van Basten ha anche parlato del suo rapporto con Arrigo Sacchi che nel Milan lo ha allenato per le prime quattro stagioni. “Tra noi due non c’è mai stato un feeling personale” ha detto. “Non mi ha mai dato l’impressione di essere onesto nei rapporti umani”, e l’olandese ha raccontato di come il tecnico romagnolo fosse solito rimproverare i più giovani quando non era contento dell’allenamento. “Magari invece erano loro a essere in testa al gruppo e correre di più”. Infatti, nel 1991 Sacchi fu sostituito da Fabio Capello e Van Basten rimase: resta impressa nella memoria la scena del saluto tra i due a San Siro, dopo Milan-Parma dell’ultima giornata, che in molti all’epoca avevano paragonato al bacio di Giuda sapendo già come sarebbe finita. L’ultimo aneddoto che Van Basten ci regala arriva dall’esperienza di allenatore dell’Ajax. “Un giorno un giovane mi sfidò dicendomi ‘Se sei Van Basten, fammi vedere cosa sai fare’: io però non ero più in grado di muovere la caviglia”. Lui stesso dice che sicuramente è intuibile il nome di quel ragazzo: Zlatan Ibrahimovic, che a lui sarebbe stato accostato nei trascorsi con la maglia dei Lancieri.