Tra tutti i libri – troppi, a parer mio – che interpretano, esaminano, sezionano, esibiscono, elogiano papa Francesco, questo in primis e forse soltanto ha titoli e liceità per essere pubblicato e letto. Perché, come nota nell’introduzione Lucio Brunelli, Papa Francesco. Come l’ho conosciuto io, edito dalla San Paolo, non è un libro come gli altri. L’autore può vantare, e non se ne vanta mai, una schietta, intima amicizia con Jorge Mario Bergoglio. E da anni, da cronista puntuale, ha annotato, appuntato gli incontri, gli scambi di mail, le telefonate con l’allora cardinale che doveva diventare papa, e poi col papa rimasto vescovo, e come prima amico del giornalista pudicoso, come l’ha definito in uno dei suoi efficaci e sorprendenti neologismi.
Non saprei trovare definizione più adatta per Lucio Brunelli: pudicoso, un intreccio nobile di riserbo e timidezza, un pudore conscio delle proprie debolezze, spalancato con stupore infantile alla sorpresa, a un incontro che può cambiarti la vita.
Brunelli si schermisce, ma racconta in dettaglio tutte le parole, l’attenzione, la tenerezza ricevuta da questo vescovo che pareva austero e viveva come un monaco. Le racconta con una disarmante sincerità. Come per un traboccare di grazia ricevuta, per restituire gratitudine. Sorpreso dalla semplicità, l’umanità, l’umiltà, la profondità, la fede, la serenità del papa, prima, nella sua Baires più amata, quella delle villas miserevoli; durante il Conclave, libero da manovre e condizionamenti, come negli anni del pontificato. E di pari passo sorpreso dall’emozione, la commozione, la predilezione verso di sé che non aveva previsto.
Conosco Lucio Brunelli, giornalista e cristiano dubitoso e roccioso, una vita segnata da un passaparola di preti santi: don Luigi Giussani, don Giacomo Tantardini, don Jorge Bergoglio. Lo conosco da giovane baldanzoso a Il Sabato, come preciso e mai reverente vaticanista del Tg2, come direttore del Tg di Tv2000, dove lavoro, e dove ha lasciato scie di bontà e umiltà. E passione, gusto per la notizia, intuizione, capacità di giudizio.
Tocca dunque leggere con attenzione tra le righe dell’ultimo paragrafo, che riguarda il futuro di papa Francesco. Come finirà il suo pontificato? È presto per dirlo, ma so con certezza che Brunelli ci prenderà, e so che Francesco avrà lo stesso sguardo di sempre, di quand’era semplice sacerdote, di quand’era vescovo. E che ci chiederà come sempre di pregare per lui.