L’Europa torna sotto pressione in una delle sue frontiere più delicate. Sul confine tra Grecia e Turchia, secondo quanto riportato dall’Agi, sabato la polizia greca ha impedito l’ingresso nel paese a 24.203 persone, profughi siriani, iracheni, afghani finora trattenuti in Turchia. La situazione resta tesa. Migliaia di profughi rimangono ammassati sul confine, altri cercano passaggi in zone più impervie, altri ancora tentano di raggiungere via mare le isole greche. Finora Atene ha fatto muro, usando misure drastiche di sicurezza pubblica, per impedire l’ingresso ai profughi sul proprio territorio e la riapertura caotica di una nuova rotta balcanica dopo l’esodo del 2015.
“Da quando abbiamo aperto i nostri confini è aumentato il numero di migranti diretti in Europa. Presto saranno milioni” ha detto il presidente turco Erdogan. Le sue intenzioni sono chiare: “l’Europa credeva che stessimo bluffando, ma quando abbiamo aperto le porte i telefoni hanno ricominciato a squillare”.
L’emergenza umanitaria alla frontiera Schengen si aggiunge così all’escalation siriana nella zona di Idlib, nel nord della Siria, che Assad vuole riconquistare, liberandola dai jihadisti spalleggiati dalla Turchia nella zona-cuscinetto.
La presidente della Commissione europea Ursula von del Leyen ha detto che la Turchia deve rispettare l’accordo siglato con Bruxelles, Erdogan – che intanto tratta con Angela Merkel – ha risposto che di un altro miliardo per trattenere i profughi in Turchia non se ne fa nulla. Giovedì il presidente turco vedrà Putin a Mosca. Prima di allora è ancora possibile un suo incontro con Merkel e Macron.
“La Siria è solo uno dei tanti tavoli che Mosca ed Ankara devono tenere in equilibrio” dice Paolo Quercia, docente di relazioni internazionali nell’Università di Perugia e direttore del Cenass. Secondo Quercia, lo scontro politico tra Turchia e Grecia va invece ricondotto alla competizione energetica tra i due Stati nel Mediterraneo orientale.
Oggi von der Leyen, Sassoli e Michel saranno alla frontiera greco-turca per portare solidarietà alla Grecia nella sua difesa dei confini. Come giudica questa iniziativa europea?
Mi chiedo se vanno sul confine greco turco per vedere cosa sta accadendo o per mettersi d’accordo tra di loro su quale potrà essere la futura posizione comune. Scherzi a parte, le tre più alte cariche dell’Ue che si recano a vedere come l’ultima frontiera Schengen viene travolta, mi pare sia un fotogramma dell’impotenza dell’Unione Europea.
Perché Erdogan ha deciso di aprire il flusso migratorio verso i Balcani?
Beh, la politica estera turca è molto complessa e dunque i motivi possono essere tanti. Tanti motivi, di politica estera, sicurezza interna e competizione regionale; ma tutti ruotano attorno alla decisione di coartare la volontà dell’Europa, fare pressione sulla Nato e creare ancora più gravi problemi di sicurezza ed economici alla Grecia, con cui ha aperto una competizione energetica nel Mediterraneo orientale.
La decisione ha anche a che vedere con quanto avviene nel teatro siriano?
Si, ma non credo sia corretto dire che i profughi che entrano in Grecia erano quelli che stavano fuggendo dalle bombe di Assad. Tra Edirne, l’ultima città turca prima del confine greco, e Idlib ci sono più di mille chilometri. Su questo dossier Erdogan ragiona con la teoria dei vasi comunicanti.
Ovvero?
Se milioni di siriani premono alle frontiere turche, bisogna svuotare i campi profughi in Turchia e mandarli in Europa, non importa se sono siriani, afghani o altre nazionalità del mondo islamico.
Quali sono per Erdogan le colpe dell’Europa?
Aver ritirato il sostegno ad Ankara nella guerra contro Assad. Gli abbiamo detto che ora la Siria è un affare interno turco e che non ne vogliamo più sapere. Ed Erdogan vuole dimostrare che così non è: la Siria è un affare di sicurezza interna dell’Europa.
Ma perché questa escalation tra Siria-Russia e Turchia? Perché Idlib è così importante?
Idlib è l’ultimo baluardo in cui si sono ritirate le forze jihadiste e anti–Assad di tutta la Siria ed Ankara continua a proteggerle. Se non lo facesse si troverebbe altri milioni di profughi e pericolosi gruppi jihadisti dentro casa. La Turchia vuole mantenere un’area cuscinetto tra la sua provincia di Hatay e le forze siriane controllata da milizie filo–turche. È anche una garanzia per ridurre il peso della componente curda nel nord della Siria.
Esiste la possibilità di un conflitto tra Russia e Turchia?
Onestamente non credo. La Siria è solo uno dei tanti tavoli che Mosca ed Ankara devono tenere in equilibrio. Certo Erdogan sta ora spingendo al massimo i confini di questo rapporto. Putin probabilmente gli farà delle concessioni, se compatibili con la sua strategia. Certo il carattere di questa relazione sta diventando complicato.
L’Unione Europea è sotto una triplice pressione: migratoria, sanitaria per l’emergenza coronavirus, ed economica.
Molinari l’ha definita la tempesta perfetta. Certo che la capacità di intervento nei momenti di crisi da parte dell’Ue è troppo bassa. Van der Leyen aveva promesso una Commissione più “geopolitica”. Ora di crisi geopolitiche ne ha in abbondanza. Forse troppe per un attore dalle modeste ambizioni esterne.
(Federico Ferraù)