Francesco De Gregori intervistato sull’Osservatore Romano, una cosa impensabile fino a un paio di anni fa. Merito del direttore Andrea Monda, anche lui in carica da un paio d’anni, e di papa Francesco naturalmente. Monda, che grazie alle tante aperture del pontefice in ogni campo, ha messo in pratica questa passione per una “Chiesa in uscita”, capace di incontrare tutto e tutti. E’ così che il noto cantautore romano viene intervistato in una approfondita e lunga intervista come raramente concede ed è così che l’Osservatore Romano diventa un giornale aperto al mondo. L’occasione per l’intervista è data dal recente Messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali. De Gregori è un cantautore, dunque un comunicatore tanto e forse anche di più di un giornalista. Ed è bello che quello che negli anni 70 era simbolo di una ideologia allora imperante, si renda così disponibile al giornale ufficiale della Chiesa cattolica, superando ogni muro. Tanti gli argomenti affrontati, cominciando dalle parole del papa. “Sono molto colpito da ciò che ha detto e da una cosa piccola piccola: il fatto che egli non abbia nessun problema a mettere accanto alla letteratura e al cinema anche le canzoni. Questo non è affatto scontato”, dice.
IL BELLO DELLA NARRAZIONE
Francesco De Gregori aggiunge che “è difficile che le canzoni siano considerate cultura, raramente ciò che “raccontano” le canzoni viene invitato alla stessa tavola delle arti cosiddette “maggiori. D’altra parte la Chiesa è stata spesso anticipatrice di atteggiamenti e di aperture analoghe. Pochi giorni fa ho visitato i Musei Vaticani e lungo il corridoio dei candelabri, ho ammirato sul soffitto un bellissimo affresco della fine dell’800 dedicato alle arti e fra queste è compresa, seppure collocata ai piedi delle consorelle, anche la fotografia, incredibile! ben prima che questa venisse riconosciuta come un’espressione artistica e narrativa autonoma”. E allora comunicazione diventa anche narrazione, ma dice, “Oggi si racconta meno di una volta. Si fanno vedere delle foto sul cellulare e di solito quelle foto non “raccontano” molto. Questo succede quando una tecnologia viene abusata anziché usata correttamente, quando invade un altro campo, quando stimola la nostra pigrizia invece della nostra creatività”. Ma cosa è oggi la comunicazione? Per De Gregori “non si raccontano più le vacanze, il matrimonio della cugina, la nascita di un bambino. Invece si fanno vedere delle foto sul cellulare e di solito quelle foto non “raccontano” molto. Quando mi capita di vederle, immagino delle vacanze finite male, dei matrimoni destinati a non durare, dei bambini che diventeranno un po’ antipatici”. Quando il bello del narrare e dell’ascoltare “viene rimosso in nome di una pretesa velocità o semplicità nella comunicazione che spesso sono il contrario della verità”.