Mentre a Padova c’è chi disubbidisce orgogliosamente dichiarando che “il suo unico capo non è Giuseppe Conte ma Dio”, continuando a celebrare la Messa nonostante le chiare indicazioni della Cei a non farlo, c’è anche chi, don Aldo Bonaiuto, parroco, esorcista, e assistente di don Oreste Benzi nei suoi ultimi 15 anni di vita, lancia l’allarme contro il diffondersi di una “Chiesa clandestina“, quella dei sacerdoti che se ne infischiano dell’allarme coronavirus. Mentre il primo, don Rino Tettarella dice che “Il mio capo è Dio, non Conte, e quando sono stato consacrato ho giurato fedeltà alla Chiesa. “Fate questo in memoria di me”, ha detto Gesù e mio dovere è seguire questa indicazione. Il premier Giuseppe Conte non può impedirmi di fare diversamente. Io continuo a celebrare le messe: chi vuole può venire a seguirle, e chi non è d’accordo rimanga a casa”, il secondo avverte del grande pericolo che si sta diffondendo nella Chiesa italiana: “Sono dovute intervenire formalmente anche le autorità ecclesiastiche per cercare di mettere fine alle inaccettabili pressioni esercitate su parroci e religiosi per indurli a celebrare le Sante Messe in deroga alle normative stringenti introdotte nelle Diocesi più esposte all’epidemia”. Aggiunge che “Al punto inaudito che sta prendendo campo una Chiesa parallela a quella ufficiale, apparentemente clandestina come ai tempi delle catacombe e delle persecuzioni totalitarie, contro la libertà religiosa. Ma se riunirsi per la Messa sotto la minaccia di tiranni è una virtù e una testimonianza eroica del Vangelo, voler a tutti i costi contravvenire alle decisioni responsabili e serie della Chiesa-popolo di Dio, rappresenta l’ennesima e gravissima disobbedienza all’oggettività della condizione nella quale tutti noi ci troviamo a dover combattere una minaccia che, inevitabilmente cambia, per un periodo, non sappiamo ancora quanto lungo, le nostre abitudini di vita”.
CHIESE CHIUSE ANCHE DURANTE LA SETTIMANA
Don Rino ha celebrato le liturgie di domenica e anche un funerale, benché siano vietati fino al 3 aprile: “É fissato un funerale – osserva il sacerdote – che verrà regolarmente officiato. E sono certo che parteciperanno numerose persone in quanto il defunto, un ottantottenne di Ponte San Nicolò, era molto conosciuto e benvoluto dalla comunità. Molti di coloro che non verranno alla messa di domenica, sono sicuro che li vedrò in chiesa a rito funebre di lunedì”. Risponde don Aldo: “L’attività pastorale non si riduce al momento pubblico delle celebrazioni liturgiche, quindi l’interezza della vita spirituale può e deve continuare ad essere esercitata attraverso la preghiera, la lettura delle Sacre Scritture e la presenza, attraverso per esempio la recita del Rosario, alla condivisione di un sentimento di fratellanza che invoca l’aiuto del Padre proprio perché sa riscoprire la nostra natura di fratelli”. Tutto questo in un quadro dove la chiusura delle chiese, dopo l’ultima ordinanza governativa per combattere il coronavirus, ha inasprito le misure. Gli edifici religiosi infatti adesso sono stati chiusi anche nei giorni feriali, quando fino ad adesso restavano aperti per permettere ai fedeli di stare in chiesa a pregare privatamente, rispettando le distanze di sicurezza. Adesso non si può più neanche questo, niente liturgie prefestive e domenicali e neppure la possibilità di entrare in chiesa. Tutto chiuso. Certo che vedere soprattutto San Pietro, il cuore della cristianità mondiale, sbarrata fa impressione. Il virus è riuscito là dove neanche i sovietici speravano di fare ai tempi della Russia comunista, “abbeverare i cavalli dei cosacchi in piazza San Pietro” come diceva Stalin. O l’Isis che più volte ha minacciato attentati nella basilica vaticana. Ma sono solo edifici: la fede vera non si ferma, continua ovunque, anche nel chiuso delle proprie case.