Agnese Ciulla ha ispirato il film per la tv “Tutto il giorno davanti” interpretato da Isabella Ragonese e trasmesso in prima serata su Rai1. Un film liberamente ispirato alla storia della “Grande Madre”, citando il titolo del suo libro, in cui ha raccontato gli anni in cui ha ricoperto il ruolo di assessore ai servizi sociali del Comune di Palermo dal 2012 al 2017 sotto la giunta di Leoluca Orlando. Un’esperienza importantissima che l’ha vista impegnata in prima linea nell’accoglienza ai migranti che sbarcavano in Sicilia. La ex assessora durante quegli anni ha messo a punto misure di assistenza di primo ordine come lo strumento del tutoraggio volontario dei minori non accompagnati. Sono stati anni complicati e difficile che la stessa Ciulla ha ricordato così durante un’intervista rilasciata a Repubblica: “ci siamo trovati come città a fronteggiare un’emergenza dentro l’emergenza, era necessario riconoscere dignità a questi ragazzi e aiutarli a ricominciare. Non c’è stata un’eroina ma una collegialità di persone che si è messa in moto per riconoscere diritti. Palermo sì che è stata immensa: nonostante abbia tantissimi problemi ha risposto con una solidarietà impressionante, ha veramente accolto tutti. Si parla tanto di resilienza. Ecco, i palermitani, senza neppure rendersene conto, hanno una capacità incredibile di destreggiarsi nelle difficoltà e un sacco di energia, di generosità”.
Agnese Ciulla: “Grande Madre? Io ho fatto solo il mio dovere”
Quando hanno deciso di fare un film sulla sua storia, Agnese Ciulla ha chiesto: “perchè fare un film tv su di me? I film si devono fare sulle persone importanti”. La sua storia, invece, è importante. E’ la storia di una donna che ha fatto la differenza accoglienti migliaia di persone, tra cui più di un migliaio di minori stranieri non accompagnati, che ha accolto a braccia aperte a Palermo conquistandosi l’appellativo di “grande madre”, anche la ex assessora ai servizi sociali del Comune di Palermo ha sempre precisato: “io ho fatto solo il mio dovere”. A balarm.it ha ricordato una notte dell’estate 2016 trascorsa sulla banchina del porto di Palermo: “questa lunga notte non dimenticherò mai l’odore. L’odore della morte che si mescola a quello della speranza di chi si è salvato e alle lacrime di chi ha viaggiato per giorni accanto a un corpo senza vita”. Al porto arrivavano non solo donne, uomini e bambini alla ricerca di un porto sicuro, ma anche le bare di chi durante il viaggio non è riuscito a sopravvivere. A Repubblica ha raccontato cosa provava: “orrore, ma soprattutto rabbia per una politica internazionale che alza muri invece di favorire la mobilità umana internazionale che è un diritto. Come stupirsi poi dei tanti minorenni che arrivano devastati sotto il profilo psicologico? Uno dei ragazzi sotto la mia tutela è stato ricoverato per mesi in un reparto di Neuropsichiatria infantile. I minori migranti che dipendono da me hanno quasi tutti tra i 15 e i 16 anni e sono stati strappati all’abbraccio delle famiglie”.
Agnese Ciulla: la grande madre è un libro
Tanti, tantissimi i figli accolti da Agnese Ciulla che, guardando al passato, ricorda un figlio in particolare: “tanti casi mi hanno emozionata. I., per esempio: arrivato dal Gambia, a Palermo abbiamo scoperto che aveva la leucemia. Sta ancora combattendo con la malattia. Molti ragazzi li vedo una volta sola, qualcuno mai. Ma la sera rimboccando le coperte ai miei figli, spero di avere dato a questi ragazzi almeno una possibilità”. La sua storia, oltre ad essere diventata un film per la tv, è anche un libro dal titolo “La grande madre” edito da Sperling & Kupfer e scritto a quattro mani con la giornalista palermitana Alessandra Turrisi.