Nel cuore del Lazio, a davvero pochi passi da Roma, si trova non solo uno dei luoghi più romantici della regione e di tutto il Centro Italia ma anche una vera e propria perla a livello paesaggistico in cui natura e archeologia vanno a braccetto rendendola una meta ideale per le escursioni: situata tra la sponda destra del fiume Aniene e i resti della bella acropoli tiburtina si trova infatti la Villa Gregoriana che è conosciuta anche come Parco e che col suo territorio è sotto la tutela del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Quest’area naturale che ospita pure la Grande Cascata rappresenta un singolare connubio tra natura e le tracce della civiltà romana, esemplificate da ciò che resta della villa appartenuta al console Publio Manlio Vopisco. Ma quali sono i tesori che racchiude il Parco della Villa Gregoriana e perché merita una visita, specialmente ora che la bella stagione si appropinqua e le insolite temperature primaverili di questo autunno consentono una gita fuori porta? Andiamo a scoprirlo partendo dalla storia e dall’origine di questo incantevole giardino.
IL PARCO VILLA GREGORIANA A TIVOLI
La storia della Villa Gregoriana (il cui ingresso è a Largo Sant’Angelo a Tivoli, oltre che in Piazza della Cittadella) è intrinsecamente legata alla figura di Papa Gregorio XVI, da cui prende il nome, anche se si tratta di un luogo molto importante sin da età remote dato che si trova lungo una delle vie della transumanza più battute negli ultimi secoli prima di Cristo (nei pressi di quella che sarà conosciuta come Via Valeria). Vicino alla Grande Cascata nacque il nucleo di Tibur, l’antica Tivoli, e poi successivamente l’acropoli e il resto del nucleo abitato. Sarà ovviamente in età Romana che quest’area conobbe un periodo di splendore con la costruzione di varie ville prima che venissero distrutte da un’alluvione documentata nell’anno 106. In epoca recente, invece, a trasformare la zona in un bellissimo parco fu Papa Gregorio XVI che, a seguito di una nuova alluvione (nel 1826) che devastò Tibur, decise come prima cosa di far deviare il corso del fiume e avviare dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione e così nell’arco di tre anni si arrivò all’apertura in pompa magna della Villa. Infine, nel secondo Dopoguerra del secolo scorso l’intero sito passò sotto la gestione del demanio e, anche se in uno stato di abbandono e dissesto idrogeologico, nel 2005 è stato riaperto al pubblico sotto la gestione del FAI che lo ha recuperato e di cui è uno dei “beni” tutelati con tanto di percorsi guidati.
UN ROMANTICO GIARDINO TRA NATURA E ARCHEOLOGIA
All’interno della Villa Gregoriana, situata in quella che è conosciuta come Valle dell’Inferno (ai piedi dell’antica acropoli), troviamo innanzitutto l’omonimo Ponte che un tempo dominava il letto del fiume prima che ne fosse deviato il corso, peraltro restaurato dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma anche la già citata villa di Manlio Vopisco che assieme ai ruderi degli altri edifici è stata poi “integrata” nel percorso del giardino grazie alla realizzazione di nuovi vialetti, scale e diversi altri elementi. Tuttavia una delle chicche, partendo proprio dal Ponte Gregoriano, è anche la visita alla stessa acropoli dove si incontrano due templi dedicati rispettivamente alla Sibilla e alla dea Vesta. Come detto il giardino ha infatti un grave valore non solo paesaggistico per via della sua lussureggiante vegetazione e le aree carsiche ma pure archeologico, in cui le romantiche passeggiate rappresentano una sorta di salto indietro nel tempo, in un’atmosfera molto rilassata, tra la forra, dove si possono visitare le grotte di Nettuno e delle Sirene, e i burroni che incutono timore ma anche le cascate (naturali e artificiali) che hanno ispirato nel corso dei secoli generazioni di letterati e poeti.