In questa emergenza coronavirus che “sta facendo emergere il bisogno di rete tra le persone”, bisogna “mettere in atto capacità di rischiare decisioni e tempi”, per questo i presidi offrono “un autentico e innovativo contributo al miglioramento della scuola come comunità (seppur virtuale) di apprendimento”, consapevoli che dopo questa emergenza sanitaria “il valore e la necessità di autonomia delle istituzioni scolastiche ne usciranno rafforzate e decisive”. Insomma, “un protagonismo silenzioso”, come lo definisce Ezio Delfino, presidente di Disal (Dirigenti scuole autonome e libere), che in “questo momento decisamente complesso e difficile” sta comunque generando “un miracolo” di cui far tesoro, perché potrà tornare utile “per il domani delle nostre scuole”.
Come vivono i dirigenti scolastici queste settimane di emergenza nazionale?
C’è una inevitabile preoccupazione in chi è chiamato a dirigere le scuole in questa situazione. L’incalzare delle decisioni del governo per arginare l’emergenza sanitaria, il susseguirsi di dispositivi normativi, alcune prescrizioni non chiare, il timore del personale scolastico in servizio e la pressione dell’opinione pubblica rendono questo momento decisamente complesso e difficile da vivere per chi è chiamato a responsabilità direttive a scuola. In qualche caso neanche il buon senso sembra essere sufficiente a guidare l’impresa. Occorre mettere in atto capacità di rischiare decisioni e tempi.
Quale solidarietà sta nascendo tra gli operatori scolastici?
Questa situazione che sta facendo emergere il bisogno di rete tra le persone, di riconoscersi appartenenti alla propria comunità scolastica, di riscoprire quanto siano importanti anche tra dirigenti scolastici affinità e legami e quanto indispensabile siano, in un momento dove tutto sembrerebbe renderli soli e in difesa, il confronto professionale e la solidarietà nel lavoro attraverso scambio di pareri, di informazioni e di materiali.
Quale ruolo stanno giocando i presidi delle scuole?
Di fronte alla solitudine e alla paura, che sembrano definire l’esperienza di queste settimane, i presidi, dentro l’emergenza nazionale, giocano tutta la propria capacità di generare fiducia, contribuiscono anche loro alla tutela della salute pubblica di tutte le componenti scolastiche e offrono, attraverso l’impiego di risorse organizzative e gestionali, il proprio contributo al bisogno di formazione dei ragazzi, proprio nel momento in cui il servizio scolastico è forzatamente sospeso.
È una sorta di protagonismo?
Direi un protagonismo silenzioso, ma efficace che, rilanciando un intelligente utilizzo delle tecnologie digitali e modalità comunicative innovative, sta sostenendo un nuovo modo di vivere la relazione didattica tra docente e studenti, tra insegnanti dello stesso istituto, tra scuola e famiglie: un autentico e innovativo contributo al miglioramento della scuola come “comunità” (seppur virtuale) di apprendimento. Un nuovo modo di dirigere la scuola, poco formale, più basato sulla fiducia, meno basato su modalità standardizzate, più valorizzante le capacità e le attitudini delle persone, più essenziale nella comunicazione e nella progettazione.
Questo nuovo modo di vivere e concepire la direzione di una scuola che prospettive indica?
Dopo questa emergenza sanitaria, le autonomie scolastiche e il modello della loro direzione non potranno più essere quelle di prima: i dirigenti scolastici dovranno affrontare secondo nuove prospettive i temi delle strategie di pianificazione organizzativa e didattica, della comunicazione interna ed esterna, della salute e sicurezza sul lavoro, dell’utilizzo intelligente ed efficace delle tecnologie digitali, accogliendo anche proposte e modalità che docenti e studenti stanno già mettendo in atto in queste settimane. Si tratterà sempre di più di sviluppare capacità personali, nuove conoscenze, collegialità e collaborazioni. Anche il valore e la necessità di autonomia delle istituzioni scolastiche ne usciranno rafforzate e decisive.
Insomma, la realtà è maestra anche in questo strano e pesante caso dell’emergenza coronavirus?
Proprio in queste settimane in cui gli spazi fisici delle nostre scuole assumono dimensioni contenute e chiuse, i dirigenti scolastici, i docenti e tutti gli operatori della scuola stanno imparando a sperimentare relazioni e modelli gestionali più autentici ed aperti. Una novità che non era prevedibile fino a pochi mesi fa. La distanza tra le persone non impedisce, nelle scuole, di cercarsi, di condividere iniziative, di progettare percorsi didattici e nuovi modelli organizzativi. Una straordinarietà in una circostanza straordinaria. Un miracolo all’italiana, pur in mezzo a tante criticità. Distanze che avvicinano, insomma, e che generano. È importante farne tesoro oggi, per il domani delle nostre scuole.
(Marco Biscella)