Diagnosi sul coronavirus in 20 secondi e con un’attendibilità vicina al 100%. Un progetto reso possibile dall’analisi delle immagini della Tomografia computerizzata (Tc) polmonare con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale. Dopo averlo testato con successo su pazienti anonimizzati in cieco, il Campus Bio-Medico di Roma, primo ospedale in Europa, da mercoledì 18 marzo ha messo a disposizione un sistema, collaudato a Wuhan, che è in grado non solo di “fornire una risposta immediata sul tipo di polmonite (virale da Covid-19 vs. altre patologie come polmoniti batteriche, Bpco eccetera)”, ma anche di “calcolare il volume di compromissione polmonare espresso in cm cubici, fornendo una valutazione di prognosi, miglioramento o peggioramento della situazione del paziente”. Come funziona? Che utilità potrà avere nella battaglia contro il Covid-19? Può essere messo a disposizione di altri ospedali? Lo abbiamo chiesto al professor Carlo Cosimo Quattrocchi, direttore del gruppo di medici radiologi della UOC di Diagnostica per immagini del Campus Bio-Medico, che assieme al professor Bruno Beomonte Zobel, direttore dell’Imagin Center, sta lavorando al progetto in cui è coinvolto un team di 25 persone con diverse competenze: mediche, informatiche e legali.
Come funziona questo strumento di diagnosi veloce?
È sufficiente che un altro ospedale fornisca in via digitale le immagini Tc polmonari dei pazienti al nostro server e noi in soli 20 secondi siamo in grado di dare l’esito.
Come lo avete scoperto?
Il software, disponibile e già testato off line su pazienti Covid-19 in Cina, è stato inizialmente acquisito per utilizzo interno, perché il Campus Bio-Medico, come altri ospedali, è una di quelle strutture che è utile lasciar libere da pazienti Covid e da personale contagiato Covid per permettere la continuità assistenziale di pazienti con altre patologie oncologiche, cardiovascolari o traumatiche. Inoltre, l’evidenza dell’esperienza in Cina ha dimostrato che la Tc al torace è in grado di evidenziare casi positivi prima ancora che lo sia il tampone faringeo.
Perché?
Da un lato, perché l’elaborazione del tampone richiede circa 24 ore, mentre la Tc dà responso immediato; dall’altro, perché ci sono pazienti che, pur con tampone negativo, presentano addensamenti polmonari: la loro individuazione permette di gestire il paziente Covid più precocemente.
Con quali vantaggi?
Questo sistema consente di evidenziare da subito situazioni patologiche diverse dal Covid-19 che possono essere curate in maniera mirata e tempestiva, attivando, invece, degli alert precoci per eventuali pazienti contagiati dal virus, portandoli immediatamente all’attenzione del medico.
In quanto tempo è stato installato questo sistema?
Lavorando giorno e notte lo abbiamo installato al Campus con grande rapidità. E ora siamo in una fase di escalation.
Che cosa vuol dire?
Anziché limitarlo solo a un uso interno per il Campus, si è deciso, su impulso dell’assessore regionale alla Sanità e del direttore generale del Campus, di renderlo un servizio pubblico, a disposizione degli ospedali laziali.
Quanti ospedali sono già collegati?
A quattro giorni dal collaudo, oggi siamo collegati contemporaneamente con 10 ospedali della regione, stiamo attivando tutti gli altri e abbiamo ricevuto richieste anche dalla Lombardia. Dobbiamo però organizzarci perché i dati da elaborare sono in aumento e nel contempo vogliamo rendere più fluido il processo su scala ridotta, che poi tanto ridotta non è visto che già interessa tutto il Lazio.
Quante Tc sono già arrivate?
In una sola notte una trentina. E per un singolo radiologo è un lavoro non indifferente.
Ma non bastano 20 secondi per avere la diagnosi?
Il software in meno di mezzo minuto fornisce un referto molto attendibile: positivo, negativo o non misurabile, come un qualunque esame di laboratorio. Il problema è la comunicazione. Abbiamo un unico centro che riceve ed elabora le immagini Tc, poi ci vuole qualcuno, perché il processo al momento non è automatizzato, che preso atto del referto lo renda un documento blindato, criptato, rispettoso delle regole di privacy sui dati sensibili, per poi inoltrarlo all’ospedale. Questo lavoro di comunicazione dei referti, uno ad uno, fa da collo di bottiglia e deve ancora essere ben oliato.
Un server come quello del Campus potrebbe essere dislocato in altri ospedali, a livello per esempio regionale, per “regolare” meglio il traffico delle Tc polmonari da processare?
È una questione delicata. La distribuzione capillare può essere un’opzione, ma il fondamento dell’Intelligenza artificiale è che impara e si auto-perfeziona in base alla mole dei dati che riceve. Quindi, nella raccolta dei dati la centralizzazione in un unico server è fondamentale, mentre nella comunicazione ci vorrebbe una distribuzione capillare, così da garantirne la tempestività. Al momento è ancora un obiettivo lontano, perché non siamo mai stati colpiti da un evento emergenziale come un’epidemia.
Che apporto dà l’Intelligenza artificiale?
Anche in ambito sanitario l’Intelligenza artificiale ci cambierà la vita nei prossimi decenni, però non potrà cambiare le relazioni umane, che pure diventeranno più veloci e ottimizzate.
Questo sistema di diagnosi consentirà di fare test a tappeto?
È una domanda scivolosa, perché, mentre il tampone è un test di laboratorio, è un po’ una follia pensare a uno screening generalizzato con l’esame di Tc polmonare. Per due motivi: l’esposizione alle radiazioni ionizzate e la non sufficiente disponibilità dei macchinari.
Che utilità potrà dare questo strumento in chiave anti-Covid?
Questa innovazione consente di processare una mole di dati altrimenti impossibile da analizzare, migliorando l’appropriatezza delle terapie.
(Marco Biscella)