L’epidemia di coronavirus un’emergenza senza precedenti nella storia e il problema è mondiale. Manca una leadership globale, un punto di riferimento a cui guardare mentre il mondo è colpito da un triplice assalto – un’epidemia globale come solo la spagnola fu un secolo fa; una recessione che sarà peggiore di quella del 1929, perché per la prima volta tutto (produzione e consumo) si ferma; uno scontro politico tra Stati Uniti e Cina che sta facendo precipitare il mondo in una seconda guerra fredda.
Nella situazione italiana le tre questioni si coniugano in maniera particolare, anche perché l’Italia è la nazione oggi più colpita dall’epidemia, più della Cina in termini di morti e di proporzione tra malati e popolazione.
Sabato notte il premier Giuseppe Conte in un annuncio tv fatto con un ora di ritardo rispetto all’orario annunciato (perché questo ritardo?) ha spiegato di chiudere tutte le produzioni non essenziali, cioè tranne il settore sanitario, logistico e alimentare.
Non si sa oggi se questo sarà sufficiente. In Cina, due mesi dopo l’allarme dell’epidemia dato il 23 gennaio, se un pechinese va a Shanghai deve stare chiuso in quarantena per 14 giorni, e poi se torna da Shanghai a Pechino deve stare in quarantena per altri 14 giorni. Tutti i viaggiatori internazionali sono sottoposti allo stesso periodo di quarantena.
In Italia non è chiaro da quando bisognerebbe cominciare a contare l’allarme, per avere un termine di paragone con la Cina, se dall’annuncio di Conte del 21 marzo oppure da quello di due settimane prima, oppure ancora da quando in Italia si introdurranno misure restrittive proprio come quelle cinesi.
In queste condizioni chiaramente l’economia del Paese si ferma, ma così sta facendo quella del mondo.
Dopo l’esperienza cinese, dai contorni poco trasparenti e quindi dubbia, è chiaro che la situazione italiana, persino troppo trasparente e quindi certissima, prova agli altri paesi quello che avverrà se non adotteranno misure di prevenzione del contagio molto rigide.
L’economia mondiale si va a fermare sostanzialmente con prospettive di ripresa vaghe sia nei tempi che nelle dimensioni. Inoltre, come si sta vedendo in questi giorni, le polemiche tra Usa e Cina stanno aumentando, non calmandosi, facendo presagire orizzonti foschi anche su questi scenari.
In un mare di tali e tante incertezze forse occorrerebbe qualche chiarezza. In queste occasioni onestà, verità e umiltà forse sono l’unica arma che spingono avanti. Per questo serve una preghiera ai governanti italiani: ogni minima mancanza di chiarezza trasforma quelli che una volta erano peccati veniali in peccati mortali. Per questo il rispetto degli orari non è un dettaglio, è un punto centrale. Se annunci un orario e poi, per di più senza spiegazioni, ti presenti in ritardo, aggiungi benzina sul fuoco. Se parli ogni due giorni alla tv dicendo “ce la faremo, stiamo calmi”, il messaggio che in realtà stai dando è “non ce la faremo, spaventiamoci”. Se prima parli e poi presenti le misure e non viceversa stai in realtà dicendo alla gente “non ho idea di cosa fare, spaventatevi”.
Queste sono strategie di comunicazione, si dice. Ma qui non si tratta di creare la suspense su una quisquilia da Grande Fratello, ma di dare serenità e allarme – non allarmismo – a un paese che si sente sull’orlo del baratro.
Dicono che il vero burattinaio sia il portavoce del premier Rocco Casalino, quindi ci permetteremmo di parlare direttamente a lui, non ad altri.
Dottor Casalino, sappiamo che non serve chiedere le dimissioni sue o del governo per una miriade di motivi che qui non andiamo a elencare, ma prenda per favore in mano la situazione pensando alla sostanza delle cose e non all’effetto mediatico. Un paio di suggerimenti concreti e pratici per il bene di tutti. Tolga Conte dalla tv. L’indigestione della sua immagine non fa bene al governo e fa ancora peggio al paese. Studi e faccia studiare un po’ di più prima di prendere una decisione, e fatevi aiutare da chi forse sa orizzontarsi un po’ di più in quanto accade. C’è bisogno di uno straccio di leadership che oggi non c’è e va assunta. Non è ironia, dottor Casalino, perché questo non è più il momento di giri di parole. Grazie per l’attenzione.