I virologi continuano a fare scoperte sul nuovo coronavirus, il covid-19, che sta di fatto tenendo sotto scacco buona parte del pianeta. Si sta cercando di comprendere come mai il virus abbia una carica virale così dirompente, e lo studio di un team di virologi statunitensi ha di fatto sancito l’allungamento della vita del virus nell’atmosfera. Ci si è interrogati su quanto covid-19 riesca a resistere sulle varie superfici, ma anche le particelle che restano nell’aria hanno una resistenza maggiore rispetto a ciò che si pensava. Lo studio è stato condotto dal laboratorio di virologia del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, ovvero l’Istituto americano per le malattie infettive. E i risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, dimostrano come l'”aerosol” del coronavirus riesca a resistere nell’aria fino a 3 ore dal momento del suo rilascio. Decisamente più di quanto si pensava, inizialmente si era ipotizzata addirittura una resistenza di pochi minuti, anche se va comunque considerato come la carica virale di covid-19, una volta nebulizzato, cali esponenzialmente e risulti dimezzata già dopo un’ora. Questa maggiore resistenza può essere però considerata un ulteriore tassello nel mosaico messo insieme per spiegare la grande contagiosità del virus.
EVITARE AMBIENTI AFFOLLATI E CHIUSI
Diventa dunque maggiore la pericolosità di covid-19 in ambienti affollati e chiusi, una condizione che nei mesi invernali si presenta spesso rispetto alla bella stagione in cui si sta maggiormente all’aperto. Generalmente i medici sconsigliano i luoghi chiusi proprio per evitare infezioni, con covid-19 il pericolo potrebbe moltiplicarsi vista la sua resistenza nell’area. Alcuni virologi lombardi interpellati da “Repubblica” sottolineano norme di buon comportamento da seguire per provare ad evitare problemi. “In una stanza in cui resti a lungo una persona infetta, il suo respiro continua a concentrare particelle virali nell’aria. In ambienti affollati e chiusi, anche quando si rispetta la distanza di un metro, sarebbe bene aprire la finestra,” raccomanda Carlo Federico Perno, virologo dell’università di Milano. Carlo Signorelli, professore di Igiene al San Raffaele di Milano, riapre invece la questione degli impianti di aerazione, già sottoposta all’attenzione generale da alcuni colleghi: “In ambienti dove si concentrano molti malati, potrebbe rendersi necessario sterilizzare in qualche modo l’aria che passa nei condotti, per evitare che vi si accumulino quantità di virus che possono essere rischiose“. Contromisure che queste nuove scoperte sul coronavirus iniziano a rendere necessarie oltre che auspicabili.