Il Coronavirus potrebbe essere potenzialmente pericoloso anche per il cervello e danneggiare di fatto pure il sistema nervoso e non fermarsi ai polmoni? È questa una delle conclusioni a cui è giunto un recente studio realizzato in Cina e da un altro portato avanti in parallelo negli Stati Uniti, secondo i quali la perdita dell’olfatto e del gusto in alcuni pazienti che sono guariti è la spia che vi sarebbero dei danni più profondi allo stesso sistema cognitivo, con pesanti deficit a livello di attenzione e di facoltà mnemoniche. Ma andiamo con ordine: a documentare quello che sarebbe un vero e proprio attacco da parte del CoVid-19 al sistema nervoso è un articolo pubblicato sul “Journal of Clinical Virology” da alcuni ricercatori cinesi e secondo i quali il virus attaccherebbe il sistema centrale dei malati e in particolar modo danneggiando le funzioni olfattive. Yan-Chao, direttore di un team di studio presso l’Università di Jilin, aveva scoperto anche che dai campioni prelevati dai malati di Sars-CoV1, la pandemia che si manifestò nel 2000, come alcune particelle del virus siano state rintracciate esclusivamente nei neuroni, dal momento che proprio attraverso i nervi olfattivi riuscivano a penetrare nel talamo e la corteccia cerebrale.
CORONAVIRUS PUO’ DANNEGGIARE IL SISTEMA NERVOSO CENTRALE?
L’ipotesi degli scienziati cinesi è che dunque anche il nuovo Coronavirus possa comportarsi così anche se non è chiaro il meccanismo per cui questi agenti patogeni attacchino il sistema nervoso e quale possa essere l’impatto a lungo termine. A proposito dell’altro studio va ricordato che The American Academy of Otolaryngology ha sottolineato come la riduzione dei sensi dell’olfatto e del gusto vadano considerati come “sintomi significativi” associato all’infezione da CoVid-19. Secondo Luca Steardo, neurologo e neurofarmacologo presso l’Università “La Sapienza” di Roma, tutto ciò avrebbe un fondamento: “Noi sappiamo che attacca le vie respiratorie ma non siamo sicuri che risparmi altri bersagli” spiega il diretto interessato e a tal proposito cita il caso di “virus cugini” come il già citato Sars-CoV1 che di fatto colonizzava il sistema nervoso centrale. “Oggi purtroppo siamo costretti a confrontarci con un nemico nuovo e per certi aspetti ignoto” ammette Steardo che spiega pure come al momento l’unico appiglio sia lo studio su agenti virali analizzati in passato. “Da una parte è certo che le cellule bersaglio primario sono quelle epiteliali del tratto respiratorio ma è difficile credere che la penetrazione del Coronavirus nel resto dell’organismo si mantenga tanto limitata…”. Infatti in situazioni di ipossia (carenza di ossigeno) prolungata molti pazienti presentino sindromi da decadimento cognitivo, deficit di memoria e pure insorgenza di casi di delirium.