A Fatti e Misfatti, nell’appuntamento di oggi con il commento dei fatti del giorno da parte del direttore di TgCom24 Paolo Liguori, è stato affrontato il tema relativo al ruolo dei sacerdoti in questa emergenza Coronavirus. Dopo aver ribadito e celebrato l’importante presenza di Papa Francesco in questo momento estremamente delicato, la parola è passata a Don Giulio Dellavite, Segretario Generale della Diocesi di Bergamo dove ci sono 23 vittime tra i sacerdoti, l’ultima registrata proprio questa mattina. “Ogni numero è una persona, è una storia, è un’unità di tanti legami avuti e che continuano e continueranno nel cuore”, ha commentato. Liguori ha poi ricordato la storia di Don Giuseppe Berardelli, tra le vittime del Coronavirus ma attorno al quale si è narrata una storia non vera relativa al respiratore al quale avrebbe rinunciato per donarlo ad un paziente più giovane. Di vero, in questa storia, purtroppo c’è solo la morte del sacerdote mentre per il resto sarebbe stato tutto molto romanzato, come anticipato da Fabio Marcese Ragona, Vaticanista di NewsMediaset.
CORONAVIRUS, PRETE MORTO “NESSUN RESPIRATORE”: CHIAREZZA SUL DONO
A fare chiarezza sulla storia di Don Giuseppe, è stato oggi Don Giulio Dellavite che in collegamento con Fatti e Misfatti ha precisato: “Questo prete diventato famoso per questo dono, indipendentemente da come sia stato il dono finale della sua vita, lo è stato lo stile della sua vita”. Don Giuseppe, prima di andare in ospedale, alla notizia che ormai a Bergamo i posti in terapia intensiva andavano scarseggiando, aveva detto “se ci fosse uno più giovane di me gli lascio subito il posto e così presumibilmente è successo al momento del suo ricovero”. Nel momento in cui è stato ricoverato, ha spiegato Don Giulio, avrebbe poi avuto una crisi dopo un giorno. “La comunità a cui lui era legato ha avuto l’idea di dire cosa possiamo fare per il nostro parroco? Gli compriamo un respiratore o quant’altro”, ha precisato Don Giulio, “è stata una bella intenzione”. “Poi non c’è stata concretamente la possibilità perchè don Giuseppe è morto in 4 giorni e il respiratore di fatto non è arrivato e nessuno è riuscito a prenderlo, come pure all’interno dell’ospedale don Giuseppe ha fatto questa dichiarazione e questa è stata la sua donazione ma non è stato il gesto eroico della fine della vita, è stato lo stile della sua vita sempre così”, ha aggiunto.