Caro direttore,
grazie per il vostro lavoro di informazione e giudizio in questi giorni drammatici, non solo per il virus, ma per gli “effetti collaterali”. Tra questi anche la situazione che si è creata di sospensione, di fatto, della libertà di culto, in nome di un’ideologia che potremmo definire igienico-sanitaria totalizzante.
A parte i gravissimi episodi di interruzione di messe giudicate “clandestine” (definizione impropria) che sono un reato e violano apertamente le norme del Concordato, si pone ora con evidenza il problema di chi vuole andare in chiesa semplicemente a pregare. Ho letto l’accorato e sdegnato articolo di Monica Mondo sul tema. Mi sento di fare due precisazioni, che potrebbero essere utili.
1. Andare in chiesa a pregare davanti al Santissimo significa esercitate un diritto primario, garantito dall’articolo 19 della nostra Costituzione (“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”) e dall’articolo 9 della Dichiarazione europea dei diritti dell’uomo (“La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui”). Quindi, all’interno della voce “situazione di necessità”, si esercita un diritto costituzionalmente garantito, che si può chiamare, se vogliamo, “necessità spirituale”.
2. Per chi vive in Lombardia, e purtroppo solo per chi vive in Lombardia, c’è un assist formidabile, forse sfuggito ai più, offerto dall’Ordinanza regionale n. 514 del 21 marzo 2020, che al punto 22 recita testualmente: “Sono aperti i luoghi di culto e sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri. L’accesso ai luoghi di culto è consentito in forma contingentata e nel rispetto delle misure necessarie a garantire la distanza di sicurezza interpersonale di un metro”.
Suggerisco ai residenti in Lombardia di comportarsi in questo modo:
a) indicare sull’autocertificazione l’indirizzo della chiesa in cui si intende andare;
b) indicare il motivo dell’uscita di casa come “situazione di necessità”;
c) specificare dopo “dichiara che”: “Mi reco in un luogo di culto, la chiesa di… (aggiungere il nome della chiesa), nel rispetto dei limiti previsti al punto 22 dell’Ordinanza n. 514 del 21/03/2020 della Regione Lombardia”.