LE PAROLE DI BOERI E CACCIARI
Non solo Pasquale Tridico, ma anche il suo predecessore Tito Boeri, hanno fornito rassicurazioni sul fatto che non ci saranno problemi per il pagamento delle pensioni nei prossimi mesi. L’ex Presidente dell’Inps, infatti, intervenendo alla trasmissione “Radio Anch’io”, in onda su Radio1 Rai, come riporta agenzianova.com, ha infatti detto che le pensioni “sono un obbligo dello Stato nei confronti di tutte le persone, c’è la garanzia dello Stato italiano che va ben oltre la garanzia dell’Inps”. Tuttavia Massimo Cacciari, intervenuto ospite in collegamento della trasmissione Otto e mezzo, in onda su La7, ha detto che riceve chiamate da “amici imprenditori ogni momento, raccontandomi che non ce la possono fare ad andare avanti così, con le attività chiuse ancora per 2 o 3 mesi. Nessuno più paga, tra un po’ continuando così non ci saranno neppure i soldi per pagare le pensioni e gli stipendi degli statali”. Per certi versi, infatti, non si può negare che è grazie al gettito fiscale che lo Stato può pagare le pensioni e gli stipendi dei suoi dipendenti.
I PROBLEMI DEL RITIRO ALLE POSTE
Il Sindaco di Rio, Marco Corsini, aveva chiesto che tutti gli uffici postali fossero aperti in occasione del pagamento anticipato delle pensioni di aprile. Ne è però rimasto aperto solo uno su tre. Per questo, come riporta iltelegrafolivorno.it, il primo cittadino ha detto che le persone anziane “del mio comune che non vogliono, non possono o hanno difficoltà a muoversi, se si fidano del sindaco, ed io penso di sì, potranno delegarmi a ritirare la pensione ed io provvederò a recarmi personalmente all’ufficio postale di Rio Marina per ritirarla e consegnarla”. Roberto Berardi, senatore di Forza Italia, ha invece notato file fuori dagli uffici postali di anziani, con il rischio che possano esserci contagi. Per questo, come riporta grossetonotizie.com, ha annunciato che presenterà un’interrogazione urgente al ministro dello Sviluppo economico per sapere “come sia possibile che un’azienda come Poste Italiane non si occupi in maniera più ragionata e ragionevole di un’emergenza di questo tipo, ma, anzi, addirittura contribuisca indisturbata ad aumentare il rischio di diffusione del contagio”.
CORONAVIRUS METTE IN CRISI LA RIFORMA PENSIONI
L’Europa si è spaccata ieri sera al Consiglio Ue sui corobond e sull’utilizzo del Mes, eppure secondo Carlo Altomonte (docente di Economia dell’integrazione europea all’Università Bocconi di Milano) l’Italia per poter superare la crisi economica generata dal coronavirus dovrebbe abbandonare subito il finanziamento della riforma pensioni Quota 100 e altre misure per poter cercare di ridurre l’effetto debito pubblico. Intervistato dall’Adnkronos, il docente spiega «Quello che si può fare oggi è utilizzare i prestiti del Mes con una condizionalità molto bassa, impegnandosi a utilizzare i fondi per ripristinare le condizioni economiche precedenti la crisi e per sostenere la ripresa post-Covid. Non per comprare Alitalia o finanziare Quota 100». Al termine del programma di acquisti della Bce, secondo Altomonte, la situazione sarà molto simile ad un dopo guerra: «ci troveremo con rapporti debito/Pil in tutti i Paesi superiori del 20-30% rispetto ad ora, come in una guerra. Questo ci porrà il problema di come gestire questo debito, posto che in Europa ci sarà un accesso asimmetrico al mercato, dato che ci saranno Paesi che dal 60-65% del debito/Pil arriveranno all’85-90%, come la Germania, e altri, come l’Italia, che dal 120% arriveranno al 150-160%». (agg. di Niccolò Magnani)
PROIETTI TORNA A CHIEDERE FLESSIBILITÀ
I dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni vengono accolti positivamente da Domenico Proietti, secondo cui essi “confermano che la spesa ‘pura’ per le pensioni è al di sotto del 12% rispetto al Pil, perfettamente in media con gli altri paesi europei, nonostante il nostro Paese sia il più anziano d’Europa con una popolazione over 65 pari al 22,1% del totale”. Rispetto al dibattito sulla riforma pensioni, secondo il Segretario confederale della Uil “non è quindi il contenimento della spesa il problema del nostro sistema previdenziale, bensì l’adeguatezza delle pensioni che, per oltre il 60%, sono al di sotto i 750 mensili. Per sostenere le pensioni in essere è necessario eliminare il blocco della perequazione e contemporaneamente estendere la quattordicesima mensilità ai pensionati con redditi fino a 1.500 € mensili. Bisogna, poi, operare la reintroduzione di una piena flessibilità diffusa intorno ai 62 anni”. Temi su cui, una volta “superata l’emergenza che il nostro Pese sta vivendo, occorrerà tornare a sviluppare un confronto con il Governo”.
RIFORMA PENSIONI, L’APPELLO DELL’ABI
Se il ritiro in contanti delle pensioni di marzo è già possibile presso le Poste, sui conti correnti bancari gli assegni verranno accreditato il 1° aprile. L’Associazione bancaria italiana, in prossimità di tale data, ha rivolto un appello ai pensionati “a non recarsi nelle filiali bancarie, utilizzando i canali che non richiedono presenza fisica e i bancomat all’esterno delle filiali per evitare rischi di contagio”. In una nota viene segnalato che “per eventuali inderogabili esigenze che richiedessero l’ausilio della filiale, Abi invita a telefonare alla propria banca per ricevere tutto il supporto necessario ed evitare assembramenti e fissare un eventuale appuntamento”. Tra l’altro l’Abi segnala di aver dato la piena disponibilità “allo scaglionamento temporale dell’accredito delle pensioni e si è attivata con le competenti autorità”.
IL RISPETTO DEL PROTOCOLLO FIRMATO COI SINDACATI
Nel frattempo viene ricordato che “le banche stanno rispettando pienamente e scrupolosamente le molteplici indicazioni che provengono dalle Autorità di Governo e dalle Autorità sanitarie e danno piena attuazione alle misure concordate” nel Protocollo firmato con i sindacati, in modo da “accrescere la sicurezza dei dipendenti e dei clienti”. Infine, viene ricordato che l’Abi e le organizzazioni sindacali di settore “hanno convenuto che l’accesso dei clienti alle filiali avvenga solo su appuntamento, al fine di evitare assembramenti: una misura condivisa per tutelare la salute delle persone e continuare a svolgere l’attività a sostegno di famiglie e imprese in condizioni di sicurezza”.