Per giorni, anzi, settimane in Italia si è dibattuto a lungo sulla data di raggiungimento del celebre picco di contagi da Coronavirus, da più parti indicato come il momento in cui si sarebbe potuto finalmente dire: “Il peggio è alle spalle”. La realtà dei fatti, però, è un’altra: il picco è stato raggiunto, ma il peggio non è alle spalle. Lo spiega in una dettagliata intervista concessa al quotidiano “La Repubblica” Alessandro Vespignani, esperto di modelli informatici per la diffusione delle epidemie alla Northeastern University di Boston. “Il virus – dichiara – ha toccato una piccola quota della popolazione. È come se più del 90% degli alberi non fosse ancora bruciato. Resta però pronto a farlo alla prima occasione, e di scintille in giro ce ne sono parecchie”. Lo conferma, peraltro, Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico contro il Covid-19. “Siamo lontanissimi dall’aver sviluppato l’immunità di gregge. Questo virus sa replicarsi in modo rapidissimo. Basta una distrazione e anche da un numero piccolo può nascere un focolaio grande”.
CORONAVIRUS, 90% ITALIANI NON IMMUNE: “STRATEGIA STOP AND GO PER LA RIAPERTURA”
Le opinioni sopra espresse coincidono con quelle di Gianni Rezza, responsabile del dipartimento di malattie infettive all’Istituto Superiore di Sanità. “Se avessimo lasciato correre il virus – afferma sulle pagine de ‘La Repubblica ‘ – avremmo fatto bruciare tutta la foresta, poi l’epidemia avrebbe rallentato e si sarebbe spenta per mancanza di carburante. Ma sul campo avremmo lasciato un numero enorme di vittime. Il distanziamento sociale sta portando il fuoco sotto controllo, molte micce però sono ancora accese. Almeno fino a Pasqua resteranno le restrizioni forti”. Dunque qual è la strategia più sicura da adottare quando sarà finalmente il momento di provare a riprendere la vita di sempre, a cominciare dalle attività lavorative? “Per la riapertura, potremmo pensare allo ‘stop and go’, previsto da alcuni modellisti inglesi, alternando riaperture e nuove chiusure. Oggi, infatti, scorgiamo solamente la parte emersa dell’iceberg della pandemia, cioè i malati con sintomi severi. Contare tutte le persone che hanno sviluppato immunità ci permetterà invece di stimare quanto è grande la porzione della foresta che resta da preservare”.