Mascherine, scontro tra la Lombardia e l’Iss: il presidente Attilio Fontana si è scagliato contro la burocrazia imposta dall’Istituto Superiore di Sanità, rea di bloccare migliaia di dispositivi pronti all’utilizzo per l’emergenza coronavirus. Intervenuto ai microfoni di Sky Sport, il governatore ha spiegato: «La burocrazia è terribile, non demorde: abbiamo un’azienda che potrebbe realizzare 900 mila mascherine al giorno, che potremmo distribuire da subito e con un tessuto che è stato certificato dal Politecnico. Ma l’Iss ha chiesto del tempo per poter rilasciare la certificazione che ci permetterebbe la distribuzione». Fontana ha poi rincarato la dose: «Non è ammissibile che in una situazione di urgenza come questa ed in un momento di crisi dei dispositivi, ci si faccia ingolfare dalla burocrazia. Chiedo che la procedura venga risolta non nello spazio di settimane, ma di ore». Non è tardata ad arrivare la reazione dell’Istituto con il presidente Silvio Brusaferro: «Siamo pronti: appena abbiamo i risultati sulle prove tecniche di capacità di filtraggio delle mascherine possiamo renderle immediatamente autorizzate».
MASCHERINE, SCONTRO LOMBARDIA-ISS: SALVINI CON FONTANA
«Abbiamo oltre ottanta autorizzazioni a produrre in attesa e da quando ci verranno portate le prove tecniche di capacita di filtraggio dei microrganismi, entro un’ora possiamo rilasciare le autorizzazioni, ma nel frattempo il produttore può produrle», ha aggiunto Silvio Brusaferro, ma le polemiche non si sono di certo fermate. Il leader della Lega Matteo Salvini si è schierato al fianco del presidente della Lombardia: «Mi auguro che il governo si attivi subito a sostegno della richiesta del governatore Attilio Fontana: è inaccettabile rischiare di morire di burocrazia». Anche Forza Italia mette nel mirino la burocrazia con Mariastella Gelmini: «Assurdo quanto denunciato da Fontana. La Lombardia potrebbe realizzare 900mila mascherine al giorno, ma è ferma perché l’Iss ha chiesto tempo per poter rilasciare la certificazione. Stop alla cattiva burocrazia. Siamo in emergenza, forse a qualcuno ancora non è chiaro».