“Irini prende il posto di Sophia: la missione militare navale dell’Unione Europea va in soffitta, visti anche gli scarsi risultati conseguiti. Come la precedente, anche Irini ha un duplice ruolo: fermare l’arrivo di armi ai contendenti libici e controllare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Due le novità: l’utilizzo di aeroplani e droni al posto delle navi per controllare i flussi migratori e il sì della Grecia a essere la prima destinazione in caso di eventuali sbarchi per poi provvedere a una successiva ripartizione su base volontaria. Secondo il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze, anche questa nuova operazione rischia di fallire: “Affermare di voler interrompere il contrabbando di armi quando poi la Turchia ha mandato un esercito a Tripoli, sembra proprio una presa in giro. Allo stesso tempo, voler imporre lo stop al traffico di esseri umani, visto come le leggi del mare vengono poi interpretate e aggirate, non porterà a risultati concreti”.
Cosa cambia con Irini rispetto a Sophia?
Personalmente nutro molti dubbi. Una operazione navale costa un sacco di soldi, perché tenere in mare una nave è una impresa finanziaria non di poco conto. Una impresa del genere si può fare se ci sono obbiettivi precisi e la partecipazione di molti paesi. Altrimenti ci si limita a sventolare la bandiera.
Cosa intende per obbiettivi precisi? Lo scopo non è fermare il traffico di armi e controllare quello di esseri umani?
Intendo dire che il compito specifico deve essere un compito concreto. Che senso ha dire “voglio interrompere il contrabbando di armi” quando poi sappiamo che la Turchia ha mandato un esercito a Tripoli, non solo armi? Con quale criterio possiamo pensare di fermare il traffico di armi? Mi sembra una operazione tanto per dire che l’Europa c’è, ma non ha nessun costrutto militare reale.
L’Onu insiste nel dire che solo fermando il traffico di armi si ferma la guerra in Libia. Non è così?
Ma anche se si fermasse il traffico, qualcuno ha detto che cosa si vuole fare della Libia? Cristallizzare la situazione, con la Tripolitania assediata da Haftar? È la seconda occasione che ha l’Europa di utilizzare l’arma navale, a suo tempo già usata in modo analogo allo scopo di contrastare il traffico di esseri umani. Ma non è riuscita, lo ha solo incentivato.
In che senso Sophia ha incentivato il traffico di esseri umani?
Mettendo tutte quelle navi in mare, chi avesse avuto l’intenzione di venire in Italia sapeva benissimo – visto come sono le leggi del mare, anzi con quella che è l’interpretazione di queste leggi che viene data nei nostri paesi – che bastava mettersi in mare ed essere recuperati. I migranti non potevano tornare in Libia, perché non ha porti sicuri; erano considerati naufraghi, anche se tali in realtà non sono perché si mettono in mare da soli, quindi le navi a qualche decina di miglia dalla costa ovviamente non potevano far finta di niente. Dovevano caricare le persone, poi si è creato un traffico non indifferente generato dalle Ong, che hanno giocato un ruolo sempre più crescente.
Nei compiti della nuova missione è però previsto lo stop se viene alimentato il traffico dei migranti.
Se le navi hanno i migranti a bordo, visto che sia l’Unione Europea che l’Onu hanno definito la Libia un approdo non sicuro, nel momento in cui una nave viene fermata, vengono presi e portati in Italia o in Grecia. Se lo stop vuol dire impedire alle Ong di avvicinarsi a quello specchio di mare, sarebbe un risultato positivo, ma visto che Carola Rackete è stata invitata al Parlamento europeo come una eroina, adesso non penso che possa essere cacciata via.
Tornando al traffico di armi, l’unico a essere colpito sarebbe Serraj, è così?
Esatto, visto che a Serraj le armi arrivano soprattutto dal mare, mentre ad Haftar arrivano dall’Egitto. Ma a parte questo, c’è un atteggiamento ideologico che si rifiuta di guardare la realtà.
Quale?
Non sono le armi che fanno la guerra, la guerra la fa la politica. Le armi sono uno strumento e se non arrivano dal mare arriveranno da un’altra parte anche a Serraj. Bisogna risolvere i problemi politici, non quello delle armi. Se l’Europa vuole due Libie, allora trovi il modo di mettere d’accordo Haftar e Serraj. Si vuole che vinca Haftar? Allora lo si appoggi. Si vuole che vinca Serraj? Allora bisogna inviare una coalizione militare di terra che lo rafforzi.
Anche in Nord Africa comincia a diffondersi il coronavirus. Quali potrebbero essere gli effetti combinati tra instabilità politica ed effetto pandemia?
Sarebbe un problema enorme. Per noi è una priorità e sarebbe un guaio anche per loro, ma hanno altre priorità. Anche in Siria è stato decretato il coprifuoco in diverse città, ma le operazioni militari vanno avanti lo stesso. Per fortuna tra la costa e il sub-Sahara si frappone il deserto, che costituisce un ostacolo alla diffusione del virus, ma problemi sanitari a Tripoli o a Bengasi costituirebbero un notevole rischio per l’Italia e per l’Europa. Se non si controlla il flusso migratorio, cioè non lo si blocca, ci troveremo fra qualche mese ad affrontare una ondata di persone contagiate in arrivo dall’Africa e dall’Asia.