Il premier Giuseppe Conte torna a parlare degli Eurobond e lo fa ai microfoni del De Telegraaf, il principale quotidiano d’Olanda. Come vi abbiamo raccontato, Amsterdam è tra i principali sostenitori della linea contro i coronabond, peccando di solidarietà in questo momento d’emergenza per il coronavirus. Il giurista ha giudicato «incomprensibile» l’atteggiamento dell’Olanda, evidenziando che «molti italiani non comprendano però la resistenza da parte delle autorità olandesi ad affrontare questa crisi – che è una crisi epocale, una crisi sanitaria, economica e sociale ad un tempo – che per questo richiede una reazione forte, immediata, rigorosa ed efficace, da coordinare a livello europeo». E Conte ha tenuto a precisare che la recessione non toccherà solo Roma e Madrid: «L’Italia si è trovata in trincea con la Spagna, ma è chiaro che è una battaglia che riguarda tutti. Lo dimostra anche il numero dei contagi che crescono ovunque. Quindi l’effetto recessione si verificherà pressoché ovunque».
CONTE A DE TELEGRAAF: “EUROBOND SERVONO ANCHE ALL’OLANDA”
Conte al De Telegraaf ha poi spiegato che non si deve parlare di «ostilità» tra Italia e Olanda, mettendo in risalto il grande rapporto personale con il premier Rutte, ed ha specificato che Roma «non sta chiedendo ai cittadini olandesi di pagare il debito italiano, non chiediamo neanche un euro ai contribuenti olandesi». L’Italia sta pagando un prezzo economico molto alto, ma ciò è necessario per uscire dallo stato d’emergenza il prima possibile: «Immaginate cosa significherebbe per l’Italia, dopo aver pagato un prezzo così alto dal punto di vista economico e sociale, subire un contagio di ritorno, perché altri stati membri non hanno adottato misure altrettanto severe e rigorose. L’Italia pagherebbe un doppio prezzo». Infine una battuta sul MES, strumento non sufficiente per arginare la crisi: «Il MES è uno strumento che è stato elaborato in tutt’altro contesto, con regole costruite per rispondere e reagire a shock asimmetrici. Ma qui si tratta di uno tsunami, che si abbatte simmetricamente sul piano economico e sociale su tutti i paesi europei. Non è quindi una crisi che origina da tensioni finanziarie di singoli paesi. Nessun paese può essere considerato responsabile di questa crisi. Per questa ragione il MES non può essere lo strumento per offrire quella reazione europea, rigorosa e coordinata, di cui abbiamo bisogno».