Coronavirus, come facciamo a sapere di non essere malati? Se lo domanda oggi Riccardo Luna su Repubblica.it, partendo dalla questione legata all’uso delle mascherine. Nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante, per difenderci dal Coronavirus ci stiamo affidando ad uno strumento usato dai nostri avi ai tempi dell’influenza spagnola, ovvero proprio le mascherine. Proprio questo strumento rappresenta al tempo stesso il grande protagonista nella lotta al Coronavirus e fonte di enorme incertezza. Chi è a casa con l’obbligo di uscire solo in caso di estrema necessità secondo quanto stabilito dal decreto governativo, deve o non deve indossare le mascherine? E nel caso, di quale tipo dovranno essere? Se quelle chirurgiche è bene lasciarle agli operatori sanitari, sempre più in affanno per mancanza di dispositivi di protezione, è meglio realizzarle in casa con materiali di fortuna ma con l’incognita sulla loro efficacia o acquistarle in farmacia a prezzi triplicati? Tante le domande non solo rispetto al loro uso ma anche alle modalità corrette di indossarle senza rischiare di contagiarsi se non ci si è lavati le mani.
CORONAVIRUS, COME CAPIRE SE SI È MALATI? DUBBI SULL’USO DELLE MASCHERINE
Quando il Coronavirus esplose solo sotto forma di epidemia, prima che diventasse pandemia, l’Oms disse senza mezzi termini che chi stava bene e non era stato a contatto con persone infette non avrebbe dovuto usare le mascherine. Tesi ribadita anche dall’Istituto Superiore della Sanità. Tuttavia le cose sono ben presto (e purtroppo) cambiate con l’esplosione del numero di contagi. “Il numero dei contagi ufficiali è esploso, quello dei contagi reali, stimato da modelli matematici, supera i 10 milioni solo per l’Italia”, scrive Luna, sottolineando come molti di questi sarebbero gli asintomatici, ovvero coloro che sono positivi e contagiosi senza neppure saperlo, nonché i più pericolosi. Potrebbe quindi essere chiunque, dal vicino di casa a noi stessi. Da qui l’uso indiscriminato delle mascherine nonostante le indicazioni ufficiali, anche alla luce delle opinioni di numerosi scienziati che uscendo allo scoperto hanno improvvisamente supportato il loro utilizzo, così come fatto dai medici cinesi di Wuhan, da dove è partita l’epidemia. Eppure lo scorso lunedì l’Oms ha ribadito la questione: se uno sta bene non c’è alcuna ragione per indossarli. Ed ecco che torna la domanda iniziale: come facciamo a sapere di stare bene e non essere malati?