Vittorio Grigolo in collegamento a Domenica In con la fidanzata Stefania Seimur. Il tenore, da più di un mese, è lontano dai suoi genitori, poiché attualmente sta vivendo il suo periodo di isolamento a Kiev: “I miei genitori, con me, vivono a Lugano – spiega Vittorio Grigolo in collegamento con Mara Venier – quindi sentiranno la mancanza perché al piano di sotto non c’è nessuno che fa casino. Non ci vediamo da molto”. Grigolo, in particolare, condivide le sue preoccupazioni da figlio di genitori che vivono lontani e da soli: “in questo momento difficile, capisco quanti genitori e figli sono separati, ma soprattutto la difficoltà e il peso che noi giovani, nei confronti dei nostri genitori anziani, abbiamo nel non poterli vedere ma, soprattutto, nel vederli possiamo arrecare un dolore a noi stessi, perché – spiega Grigolo – non sappiamo se abbiamo il virus, se possiamo portare addirittura la morte ai nostri cari, è un pensiero pesante, molto difficile da superare e io l’ho superato con una piccola poesia che ho scritto”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
“IL CANTO SERVE A STAR MEGLIO”
Vittorio Grigolo tiene in grande considerazione il mondo della lirica e non solo perché è il pane quotidiano del tenore. In questi ultimi giorni ha dato un importante consiglio a tutti gli esperti del settore, soprattutto a chi lavora dietro le quinte: “L’opera lirica oggi va amplificata sia quando la si esegue nei luoghi all’aperto, come l’Arena di Verona, sia nei grandi teatri”, ha detto, come riferisce Il Messaggero, “non è un problema di voci, ma di orecchie, che non sono più quelle di una volta, ma sono devastate dall’inquinamento acustico”. Oggi, 5 aprile 2020, Vittorio Grigolo sarà inoltre ospite di Domenica In, in collegamento da Kiev. Si trova in Ucraina per una masterclass di canto lirico di respiro internazionale e forse ritornerà sull’argomento che gli sta più a cuore: avvicinare i giovani anche al genere musicale che ha scelto per la sua carriera. “I giovani sentono la musica a volume alto“, sottolinea, “nelle macchine hanno amplificazioni potenti, le città sono rumorosissime. Quando li porti in teatro, dicono che non si sente nulla”. Secondo il tenore quindi è un imperativo andare incontro al pubblico, riuscire a migliorare l’acustica. Il suo desiderio di raccogliere anche chi non è appassionato di lirica si è intuito anche per due location inedite che ha scelto per altrettante sue esibizioni. La prima risale al 2006, quando Grigolo si è esibito alla stazione centrale di Zurigo, mentre la seconda è avvenuta nel 2015, all’aeroporto di Malpensa. “L’abbiamo fatto per avvicinare la gente di passaggio”, specifica, “moltissimi si sono appassionati e sono rimasti lì a sentire la musica. Se i media danno poco spazio alla grande musica bisogna trovare delle strade per insegnare ai giovani ad amarla”.
“IL CANTO SERVE A STAR MEGLIO”
Vittorio Grigolo non è potuto rientrare in Italia: quando sono scattate le misure contenitive nel nostro Paese e poi nel resto del mondo, il tenore si trovava infatti a Kiev. “Ero venuto qui per fare un master al conservatorio”, ha detto a Il Messaggero alcune settimane fa, “ci sono dovuto restare. La mia compagna è nata in questa città, aspettiamo un bambino, e quindi ci siamo messi l’anima in pace. Torneremo in Italia quando sarà possibile”. Durante l’intervista, il cantante ha ripercorso quei primi istanti in cui ha compreso che la sua strada era la musica. Aveva solo quattro anni e si trovava in uno studio dentistico, in attesa di una visita. “Sento qualcuno nella stanza accanto che intona un’aria e gli vado dietro”, rivela, “nessuno sapeva che potessi cantare così, forse neanche io”. Ecco perchè Grigolo invita chiunque a provare a cantare, approfittando di questo periodo di emergenza sanitaria. “Il canto serve a star meglio“, sottolinea. Ora il tenore si augura di poter fare presto rientro a Roma, o meglio di potersi esibire entro breve. “Dovrei cantare Tosca o Un ballo in maschera. Un sogno“, racconta, “c’è una crisi profonda, ma è alla cultura che ci si aggrappa in questi momenti”. Grigolo si augura anzi che i flashmob che hanno tenuto banco fra tanti balconi italiani possano riguardare anche la lirica. Magari grazie ad arie come Va Pensiero, oppure la Marcia trionfale dell’Aida, ma anche il repertorio napoletano. “I nostri nonni come facevano?”, si chiede, “non erano tutti Big Luciano… eppure le opere le sapevano a memoria. E la lirica era popolare”.