Edoardo Melloni, figlio della giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario guarito dal coronavirus, racconta Da noia ruota libera il suo percorso di cure. Ospite in collegamento con Francesca Fialdini, ripercorre, in particolare, i giorni precedenti alla malattia, individuando il momento esatto in cui potrebbe essersi contagiato: “Per gli spostamenti usavo la macchina, evitavo di prendere i mezzi pubblici – spiega l’ospite – fino a quando ho dovuto riportare la macchina aziendale in ufficio e prendere la metro per tornare a casa. Tre giorni dopo – ricorda Melloni – ho avuto sintomi lievi. All’inizio non era nulla di diverso da una banale influenza, avevo 37,5 di febbre, un po’ di tosse, ma generalmente non stavo male, poi – aggiunge – un giorno e mezzo dopo, era giovedì sera, mi sono svegliato nel cuore della notte, con degli attacchi di tosse molto intensi, tanto da lacrimare, dovevo stare seduto, non riuscivo a stare disteso e lì ho cominciato a temere che non fosse una normale influenza, anche se dentro di me non ci credevo ancora”.
EDOARDO MELLONI: “ESPERIENZA MENO PESANTE GRAZIE AL PERSONALE OSPEDALIERO”
Edoardo Melloni spiega Da noi a ruota libera di aver capito la gravità della situazione solo “con il passare dei giorni”: “Domenica – ricorda il figlio di Tiziana Ferrario – ho avuto un altro attacco di tose molto duraturo, ho avuto un po’ di sangue e lì – precisa – ho capito che non stavo migliorando”. Da qui la necessità di approfondire, la successiva scoperta di essere positivo al coronavirus e il ricovero in ospedale: “la cosa che mi colpiva di più era quello che non vedevo – spiega in collegamento video con Francesca Fialdini – Ero nel reparto degenza, dove arrivavano i casi non gravi, io e il mio compagno di camera ci sentivamo in una bolla”. A dispetto della tragicità della situazione, però, Edoardo Melloni non si è mai sentito da solo: “c’erano sempre delle persone a disposizione pronte a prendersi cura di te anche passando dalla tua camera, farti un sorriso dal vetro, è stata un’esperienza che è stata resa meno pesante dal personale ospedaliero”.