La CNN lancia una sorta di sondaggio fra chi ha avuto lutti a causa del Coronavirus. La celeberrima emittente americana chiede infatti di mettere in rete le storie a chi ha perso una persona cara a causa appunto del Coronavirus. L’obiettivo sarebbe quello di creare un memoriale on-line delle persone che sono morte a causa di questa pandemia di Coronavirus e invita dunque i familiari a raccontare di loro.
Le domande vanno da questioni strettamente legate alla malattia (come è stato contagiato da Coronavirus?) alla vita in generale di chi oggi non c’è più (come ha portato gioia nella tua vita o in quella di altri?), con tanto di rituale formula per la privacy da sottoscrivere per inviare la propria risposta.
Si tratta naturalmente di una proposta affidata alla libertà di ciascuno: chi è interessato risponde, resta però il fatto che magari all’interno di una stessa famiglia ci possono essere opinioni discordanti e di conseguenza qualcuno potrebbe mettere “in piazza” (virtuale) vicende che altri preferirebbero tenere per sé fra i ricordi più personali.
IL QUESTIONARIO CNN SUI MORTI DA CORONAVIRUS
Di certo un questionario sui morti suscita di per sé domande: eccesso morboso da parte dei mass media o un modo per ricordare persone che se ne sono andate troppo in fretta e magari senza nemmeno la possibilità di un ultimo saluto? Di certo il Coronavirus ci ha messo di fronte a una modalità davvero drammatica di morte – ammesso che ne esistano di meno drammatiche.
Come esempio, basterebbe pensare alla straziata Bergamo, dove il Comune ha dovuto attivare due numeri telefonici per permettere ai parenti di sapere almeno dove si trova la salma del proprio caro defunto. Difficile dunque dare una risposta netta: per alcuni pubblicizzare il proprio dolore potrebbe fare bene, per altri potrebbe sembrare solo una operazione brutale per fare notizia con la morte.
Magari leggere le risposte sulla modalità del contagio potrebbe risultare utile ad alcuni, ma anche in questo caso con cautela, perché naturalmente c’è sempre la possibilità che le informazioni riportate non siano corrette, anche in perfetta buona fede da parte di chi racconta la malattia del proprio caro. Tutto sommato comunque, rispetto a tanti altri terribili dilemmi etici sollevati dalla pandemia di Coronavirus, questo sembra certamente meno grave.