Paolo Montero è ancora oggi uno dei calciatori più amati dai tifosi della Juventus. Oggi la squadra è tornata a dominare, ma lui resta il simbolo del bianconero di un ciclo irripetibile, quello di Marcello Lippi. La Champions League non l’ha vinta arrivando qualche settimana dopo (dall’Atalanta), ma in 9 stagioni ha comunque riempito la bacheca (4 scudetti più quello revocato) mettendoci anche la Coppa Intercontinentale che decise Del Piero, ma nella quale lui fu il migliore in campo. Difensore rude e ai limiti del regolamento (a volte anche oltre), personaggio istrionico (a chi si è tatuato la sua faccia sul petto ha consigliato di andare dallo psichiatra), rappresenta il classico punto di non ritorno: chi lo ha avuto dalla sua parte lo ama, gli altri lo odiano. Nessuna mezza misura, ma lui ricorda di non essere mai stato ammonito per proteste: questo è quello che più lo fa arrabbiare, per il resto anche le espulsioni possono andare bene. Tornato in Italia la scorsa estate, oggi allenatore della Sambenedettese nel girone B di Serie C, sogna di tornare alla Juventus ma ammette che la cosa è difficile: “Sono pochi gli ex che ci sono riusciti” ha detto, nell’appuntamento su #CasaSkySport.
La chiacchierata con Paolo Montero è stata ricca di spunti: l’uruguaiano ha ricordato i momenti con Andrea Agnelli (“lo ricordo con affetto anche se non ci sentiamo da un po’”) e l’Avvocato Gianni che chiamava anche alle 5 del mattino – aneddoto confermato da altri ex juventini – e nel ripercorrere il suo passato con la maglia bianconera ha esposto il suo rammarico per le finali di Champions League perse. Quella con il Real Madrid è quella che brucia di più, e si riferisce all’Amsterdam Arena nel 1997 quando a decidere fu Predrag Mijatovic; e dice che le finali sono anche questione di fortuna, citando la sconfitta contro il Barcellona nel 2015 in cui “la Juventus ha dominato mezz’ora ma non ha segnato”. Colpa di Massimiliano Allegri? Assolutamente no, secondo l’ex difensore: “A quel livello non hai bisogno di un allenatore che ti dia stimoli, la motivazione o ce l’hai o non ce l’hai, non si compra in farmacia”.
Poi Montero è passato a parlare degli attuali difensori di casa Juventus. In Giorgio Chiellini si rivede, non solo perché è mancino come lui ma anche per la grande grinta e cattiveria agonistica che il toscano è in grado di mettere in campo: “La sua presenza manca, gli avversari sanno che con lui sarà guerra per 90 minuti”. Di Leonardo Bonucci dice che “ci sono 4 difensori tra i primi 10 calciatori che fanno passaggi in verticale e lui è uno di questi” ma ci sono ottime parole anche per i due giovani. Matthijs De Ligt è etichettato come un fuoriclasse che ha tutto per diventare il più forte, seguito a ruota da Merih Demiral. Insieme, possono diventare “la coppia centrale del futuro della Juventus”. Ancora sul passato, Montero racconta dello spogliatoio della sua Juventus in cui vigevano umiltà, lavoro, il collettivo rispetto all’individualità. “Bastava guardare Zidane, Del Piero, Ferrara, Peruzzi, Deschamps”. Calciatori di livello mondiale, l’uruguaiano ricorda di come Zizou e Alex fossero i due che risolvevano le partite e che, secondo i “canoni” sudamericani, sono quelli da difendere sempre.