La Ferrari è una delle aziende più innovative al mondo. Non serviva una conferma, ma è arrivata durante l’emergenza coronavirus, con la Formula 1 che si è fermata. Si è subito messa a lavoro per la produzione dei respiratori, ora ha predisposto un protocollo per garantire la sicurezza dei dipendenti in fase di ripartenza. La “Rossa” guarda sempre avanti, anche oltre la crisi sanitaria. I lavoratori dovranno sottoporsi ad esami del sangue, così anche i loro familiari se vogliono. Inoltre, un’applicazione li “traccerà”. Verranno tenuti sotto controllo eventuali sintomi e rintracciate le persone con cui si è entrati in relazione. Chi dovesse essere contagiato potrà trascorrere la quarantena in un alloggio predisposto con assistenza medica e forniture di ossigeno e medicinali. Stando a quanto riportato dal Resto del Carlino, la Ferrari si prepara dunque a riaccendere i “motori” in assoluta sicurezza. Il progetto si chiama “Back on Track” (Torna in pista): è nato dalla collaborazione con un pool di virologi ed esperti – tra cui il noto Roberto Burioni – ed è patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna.
FERRARI, APP E “PROTOCOLLO” ANTI CORONAVIRUS
Il protocollo Ferrari prevede diverse fasi post-emergenza coronavirus. In primis, la riapertura delle sedi di Maranello e Modena, secondo ovviamente tempistiche e modalità definite dalle autorità nazionali. Si seguiranno le misure previste dal piano e altri accorgimenti studiati con medici specialisti. Inoltre, è previsto uno screening dei dipendenti, su base volontaria, ma si può estendere alla “comunità Ferrari”, quindi ai loro familiari. I dipendenti potranno servirsi di un App per supporto medico sanitario. L’applicazione traccerà i contatti delle singole utenze, «nel rispetto della privacy individuale grazie a una sua gestione esterna ed estranea a Ferrari». In caso di positività al coronavirus di un dipendente, l’applicazione permetterà di risalire ai suoi contatti.
Ma la Ferrari garantisce anche assistenza sanitaria e psicologica, sia telefonica sia domiciliare, ai suoi lavoratori, oltre ad un alloggio. «Questo protocollo rappresenta una sorta di rivoluzione, perché contribuirà a cambiare per sempre l’organizzazione del lavoro e, quindi, della produzione», il commento di Giorgio Uriti, segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale. Non si esclude che il “protocollo sanitario Ferrari” venga preso a modello da altre aziende.