La prima cosa che ci si dovrebbe chiedere, quando si parla del suicidio di Kurt Cobain avvenuto il 5 aprile (il corpo fu ritrovato solo l’8 aprile 1994), è come abbia fatto a spararsi in bocca con un fucile dalla canna così lunga come era quello che usò quel giorno. In realtà diversi investigatori se lo sono chiesto e nessuno ha potuto fornire la risposta. E’ infatti impossibile, calcolando la lunghezza del braccio del leader dei Nirvana e la distanza dal grilletto, mettersi in bocca quel tipo di fucile e poi spararsi. Nonostante questo, l’inchiesta fu chiusa ufficialmente dichiarando il suicidio con quell’arma. E’ evidente che tale fatto faccia a pensare che a premere il grilletto sia stata un’altra persona, il che porterebbe a farsi altre domande. Qualcuno pagato dallo stesso Cobain per evitargli la tragica incombenza (molte persone che vogliono uccidersi non trovano il coraggio di farlo da sole) o qualcuno che lo voleva morto. Ovviamente in questo secondo caso i sospetti sono andati subito sulla moglie Courtney Love, tossicodipendente anche lei e che avrebbe ereditato la fortuna milionaria del cantante disfacendosi anche di un personaggio ormai fuori controllo che già alcune settimane prima aveva tentato il suicidio e che era fuggito dal centro di riabilitazione dove si cercava di disintossicarlo per tornare ad abusare di eroina. Ma avrebbe anche potuto essere uno degli spacciatori di droga che Cobain frequentava, deciso a vendicarsi per qualche debito o qualche altra ragione, magari promesse non mantenute di farlo entrare nel giro delle superstar di cui il musicista faceva parte. L’altra domanda più che giustificata che si sono fatti in molti poi dato il livello enorme di eroina trovato nel suo corpo, è come abbia potuto compiere un gesto del genere. Con così tanta droga nel corpo una persona non è neanche in grado di reggersi in piedi. Il fucile in questione era un Remington da 20 chili, che andò a comprare insieme a un amico pochi giorni prima di entrare nel centro di riabilitazione.
LA FUGA DAL CENTRO DI RIABILITAZIONE
L’amico pensò che fosse strano che uno che doveva andare a chiudersi in clinica comprasse un fucile. Inoltre chiese all’amico di pagare lui in modo che la polizia non risalisse a Cobain stesso. Sono evidenti indizi che il musicista aveva già deciso di uccidersi. Dopo due giorni di reclusione Cobain era già fuggito dal centro. La moglie e la madre chiamarono subito la polizia, ma nessuno, incredibilmente, sospettò mai che Cobain si trovasse proprio a casa sua a Seattle, nella dependance esterna, barricato dentro, e questo nonostante la polizia avesse perquisito l’abitazione ben tre volte, nessuno guardò mai nella dependance. Da quello che si è potuto ricostruire, il 5 aprile di mattina Kurt Cobain si sistemò con la sua scatola di sigari che conteneva la sua scorta di eroina e se la iniettò. Lasciò il portafoglio sul pavimento e lo aprì alla patente di guida, presumibilmente per rendere un po’ più facile l’identificazione del suo corpo. Scrisse una lunga lettera di addio e si sparò. Tuttavia, i rapporti di tossicologia in seguito hanno indicato, secondo Tom Grant, l’investigatore privato che Love aveva assunto per trovare Cobain, che nessun uomo avrebbe mai potuto ingerire tanta eroina ed essere ancora in grado di far funzionare un fucile. Grant ipotizzò che l’eroina fosse stata iniettata da qualcun altro per debilitare Cobain abbastanza da sparargli. Grant ha aggiunto che la calligrafia nella seconda metà della nota sul suicidio di Kurt Cobain era incompatibile con la sua solita calligrafia, suggerendo che qualcun altro l’avesse scritta per far sembrare la morte un suicidio, anche se in realtà non lo era. Tuttavia, molti esperti di scrittura a mano non sono d’accordo con questa analisi. Nessuno saprà mai cosa sia successo davvero quel giorno, ma una cosa è certa: Kurt Cobain soffriva di depressione fortissima da quando i genitori divorziarono e lui aveva 9 anni. Il suo ruolo di più grande rockstar del mondo aveva solo peggiorato la sua sofferenza.