Strage di disabili a causa del coronavirus negli Usa. Un dramma nel dramma segnalato dal sito di Avvenire, che spiega come a New York, ma in generale in tutti gli Stati Uniti, i diversamente abili stanno morendo ad un ritmo di cinque volte superiore a quello del resto della popolazione. Dati che confermano quanto i più deboli siano i più esposti al contagio, a causa anche della permanenza in strutture dove l’isolamento è molto complicato. Ad esempio, in una struttura del Long Island, ben l’80% dei pazienti è risultato positivo al coronavirus, ma anche in altre strutture del Massachusetts e del Michigan si sono registrati numeri simili. Inoltre, cosa assurda, i disabili e le loro famiglie si trovano costretti a lottare contro regole discriminatorie assurde, in quanto negli Stati Uniti, ben 25 stati non permettono agli ospedali di fornire un respiratore ai malati cronici o a chi presenta minorazioni fisiche o mentali. C’è quindi il rischio che si crei una vera e propria strage oltre oceano, tenendo conto che l’epidemia da coronavirus non ha ancora raggiunto il suo picco. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CORONAVIRUS USA: 16.697 MORTI, 468.895 CASI
È un bilancio dal sapore agrodolce quello stilato nelle ultime ore dai vertici USA in merito alla pandemia di Coronavirus, che finora ha fatto segnare 468.895 casi confermati e 16.697 decessi. Agrodolce perché, come spiegato ai giornalisti dal dottor Anthony Fauci, direttore dell’istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, nel corso di una press conference alla Casa Bianca, “contemporaneamente all’aumento dei decessi, stiamo assistendo a una diminuzione piuttosto significativa della necessità di ricoveri ospedalieri. Questo significa che quello che stiamo facendo sta funzionando e quindi dobbiamo continuare a farlo”. Gli ha fatto eco il dottor Robert Redfield, direttore dei centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, il quale ha detto che l’arma più potente contro il Covid-19 è il distanziamento sociale. “Non siamo indifesi, questo virus ha una debolezza molto significativa”. Rinviare il lockdown e restare a casa: questa pare dunque essere la miglior terapia anti-Coronavirus anche dall’altro lato dell’Atlantico.
CORONAVIRUS USA: MIGLIORA LA SITUAZIONE A NEW YORK
Nella giornata di ieri, intanto, il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha annunciato che il suo Stato ha registrato il suo minor numero di ricoveri ospedalieri giornalieri “da quando è iniziato questo incubo”. New York, l’epicentro dell’epidemia di Coronavirus in America, annovera più di 161mila contagi, ma anche in questo caso i ricoveri sono in diminuzione. “Non siamo fuori pericolo – ha voluto precisare Cuomo –. Abbiamo fatto grandi cose e abbiamo salvato delle vite perché abbiamo seguito queste politiche restrittive”. Stessa linea di pensiero anche per Mike DeWine, numero uno dello Stato dell’Ohio, ove il numero dei decessi è in costante crescita, “ma le cose non vanno così male come avrebbero potuto andare, perché il numero di persone colpite dal virus è più basso di quanto previsto in precedenza”. Tuttavia, sebbene veda il bicchiere mezzo pieno, secondo DeWine non è ancora il momento di cantare vittoria. “La battaglia è ancora lunga e non può certo dirsi già conclusa”.