Una pedalata di 130 chilometri per recarsi in ospedale e permettere alla moglie di sottoporsi alla chemioterapia: l’ultima grande storia legata al Coronavirus arriva dall’India, e l’ha raccontata IndiaToday. Una notizia che è di quasi due settimane fa, ma che diventa nota solo in queste ore: quella del sessantacinquenne Arivazhagan, un lavoratore salariato che a causa della pandemia da Covid-19, che anche nel suo Paese ha obbligato le autorità ad attivare misure restrittive per impedire che il contagio si diffonda, si è visto costretto ad aguzzare l’ingegno e mettere alla prova la sua resistenza fisica per aiutare la moglie Manjula, 60 anni. La quale ha un tumore, e a fine marzo avrebbe dovuto sottoporsi al ciclo di chemioterapia: purtroppo, ha raccontato l’uomo, trovare un mezzo di trasporto per percorrere i 130 chilometri di strada si è rivelato impossibile. Questo, si legge sul quotidiano, è uno degli effetti che il Coronavirus ha sulla popolazione povera e in età avanzata in India.
Siamo nello stato federale di Tamil Nadu, a Sud-Est del Paese: vicini a Chennai, sul Golfo del Bengala e non troppo distanti dalla costa settentrionale dello Sri Lanka. Arivazhagan e Manjula avrebbero dovuto viaggiare verso Nord, per raggiungere l’ospedale JIPMER di Puducherry: 130 chilometri, un tragitto che si percorre solitamente in poco meno di tre ore di automobile. Solo che la coppia aveva a disposizione soltanto una bicicletta: Arivazhagan, lungi dallo scoraggiarsi e sapendo di dover portare la moglie all’appuntamento, non si è fermato di fronte alle imposizioni per il Coronavirus e ha iniziato a pedalare, non prima di aver legato (letteralmente) la consorte a se stesso, evitando che cadesse dal sellino posteriore. Stando al racconto, la coppia ha impiegato 5 ore e mezza fermandosi una sola volta (per due ore) lungo la via: un tempo da record, anche considerando che le strade di quella zona dell’India non sono certo le nostre autostrade.
CORONAVIRUS INDIA, IL LIETO FINE
Arrivati in ospedale, Arivazhagan e la moglie hanno però avuto una brutta sorpresa: a causa del Coronavirus, sia il dipartimento ambulatoriale che il Centro Regionale per il Cancro erano stati chiusi per convergere le loro attenzioni sulla pandemia. Qui però la storia diventa simile ad una fiaba: sentito il racconto, alcuni dirigenti dell’ospedale si sono messi a disposizione per aiutare la coppia e hanno garantito la conferma della sessione di chemioterapia a Manjula. Così, la strada percorsa in bicicletta non è stata fatta invano: non solo, perché l’uomo ha poi raccontato al quotidiano che effettivamente il ciclo di cure è stato svolto regolarmente e peraltro lo stesso giorno in cui i due sono arrivati in ospedale – partendo da casa poco prima delle 5 della mattina – e soprattutto i medici hanno fatto una colletta per mettere a disposizione un’ambulanza che li riaccompagnasse a casa, oltre a una fornitura di medicinali sufficiente per almeno un mese. Tutto è bene quel che finisce bene, ma soprattutto è per il bene che è fatto il cuore dell’uomo, anche in epoca di Coronavirus: ce lo ha insegnato Arivazhagan con la sua “folle” pedalata, ce lo hanno insegnato i dottori dell’ospedale di Puducherry.