La pandemia di Coronavirus ha scatenato paragoni con altre epidemie che sono entrate nella storia, dalla Spagnola di giusto un secolo fa sino alla Peste Nera del Trecento, che è per così dire la “madre” di ogni pandemia. Generatasi in Asia negli anni Trenta del XIV secolo e diffusasi in Europa a partire dal 1346, la Peste Nera si stima che abbia causato la morte di almeno un terzo degli abitanti totali dell’Europa di allora.
Questo numero basterebbe a farci capire che ovviamente il paragone è improponibile, però è interessante notare che pure il Coronavirus ha attivato nelle persone meccanismi psicologici spesso molto simili, nonostante nel corso dei secoli sia cambiato praticamente tutto nel mondo: il periodico The Conversation ha dedicato un interessante approfondimento a questa tematica.
Ad esempio, non mancano le accuse a persone che avrebbero intenzionalmente diffuso la malattia: passano i secoli, ma la caccia agli untori resiste. D’altronde in alcuni episodi potrebbe anche essere motivata, dal momento che non sono mancati casi di pura follia, cioè persone che si sono messe a tossire sul cibo nei supermercati oppure direttamente in faccia ad altre persone, scatenando di conseguenza le paure più irrazionali e ancestrali.
DALLA PESTE NERA A CORONAVIRUS: LA CACCIA AGLI UNTORI
Purtroppo questi episodi fanno male due volte, perché sono alla base di fake news che rischiano di creare il panico, come quelle relative agli addetti alla grande distribuzione che diffonderebbero il Coronavirus mentre in realtà svolgono un servizio fondamentale – e al giorno d’oggi rispetto al Trecento le notizie volano molto più velocemente, vere o false che siano.
I precedenti storici di questi timori sono numerosissimi: potremmo citare naturalmente le vicende magistralmente descritte da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, oppure ricordare che a Ginevra nel XVI secolo, nel corso di una epidemia locale di peste, furono accusati gli addetti alle pulizie che avrebbero infettato battiporta e maniglie proprio a questo scopo.
Per quale motivo? O perché risentiti dal fatto di svolgere un’attività maggiormente a rischio (proprio come chi oggi deve comunque lavorare per garantire il trasporto delle merci) o perché accusati di voler rubare nelle case che sarebbero rimaste vuote grazie alla morte dei proprietari contagiati in quel mondo.
I MEZZI DI COMUNICAZIONE
Anche senza arrivare a simili eccessi, si scatena un grande interesse – di base più che comprensibile, ma che può diventare morboso – circa il numero dei contagi e dei morti. Anche qui “niente di nuovo sul fronte occidentale” (anche se in quel caso c’era di mezzo una guerra), pur fatte naturalmente tutte le debite proporzioni sulla velocità e la diffusione delle informazioni.
Durante la Grande Peste di Londra del 1665-1666 ebbero un successo clamoroso i fogli che davano informazioni di questo genere, detti “Lord Have Mercy” perché contenevano sempre invocazioni per invocare la fine del contagio.
Queste informazioni erano comunque utili, perché indicavano ad esempio le aree a maggiore rischio, che andavano dunque evitate, oltre a contenere consigli e indicazioni su possibili rimedi, anche se non sempre efficaci. D’altronde, non è così anche oggi? Quante “catene” con consigli di ogni genere (spesso vere e proprie bufale) girano sui social network?
DALLA PESTE NERA A CORONAVIRUS: IL PEGGIO E IL MEGLIO DELL’UOMO
A volte poi la paura e il panico generano veri e propri mostri: nella storia, le pestilenze spesso sfociavano in persecuzioni sui settori già più fragili e ostracizzati della società, ad esempio le comunità ebraiche, che venivano fatte oggetto di arresti di massa ed esecuzioni sommarie. Rischio che non è da sottovalutare neanche oggi, come hanno imparato sulla propria pelle ad esempio i cinesi ma anche gli stessi italiani, in quel periodo nel quale circolava l’idea che fosse appunto l’Italia ad essere “l’untrice” del resto dell’Europa.
Per fare un esempio volutamente leggero, messaggi del genere “escludete le squadre italiane e la Champions League può andare avanti” (molto gettonati sugli account social della Uefa circa un mese fa) non possono essere evidentemente paragonati in alcun modo ai pogrom contro gli ebrei, ma di fondo il principio è sempre quello: caccia al colpevole e una volta che lo abbiamo isolato (o peggio) possiamo stare tranquilli. Per fortuna, tuttavia, anche gli esempi positivi e i gesti di eroismo quotidiano resistono al passare dei secoli.
In primo piano naturalmente l’azione di medici, infermieri e personale sanitario in genere, ma spesso anche di sacerdoti (nuovi Fra Cristoforo del Duemila) e delle persone comuni, che aiutano il prossimo come possono. Era tipico ad esempio in passato lasciare del cibo davanti alle porte delle case in quarantena e gesti simili si vedono ancora oggi. La storia si ripete e può dunque essere maestra di vita, a patto di conoscerla per ripetere ciò che di buono è stato fatto ed evitare invece gli errori o veri e propri crimini che sarebbe doveroso non ripetere mai più.