Parte con un autocritica la Santa Messa di Papa Francesco dalla consueta cornice di Santa Marta: «In questi giorni mi hanno rimproverato perché ho dimenticato di ringraziare un gruppo di persone che anche lavora. Ho ringraziato i medici, infermieri, i volontari… “Ma lei si è dimenticato dei farmacisti”: anche loro lavorano tanto per aiutare gli ammalati ad uscire dalla malattia. Preghiamo anche per loro». Ma è poi sulla gioia e l’origine di tale sentimento che si concentra l’intera omelia in consueta diretta streaming e tv: «Riempire di gioia, essere pieno di gioia. È l’esperienza della consolazione più alta, quando il Signore ci fa capire che questa è un’altra cosa dall’essere allegro, positivo, luminoso… No, è un’altra cosa» commenta il Papa rispetto agli episodi di Paolo a Roma e dei discepoli di Emmaus.
«È la pienezza della consolazione, la pienezza della presenza del Signore. Perché, come Paolo dice ai Galati, “la gioia è il frutto dello Spirito Santo” (cfr Gal 5,22), non è la conseguenza di emozioni che scoppiano per una cosa meravigliosa… No è di più. Questa gioia, questa che ci riempie è il frutto dello Spirito Santo. Senza lo Spirito non si può avere questa gioia. Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia». Secondo Papa Francesco, la vera grande forza che anche oggi il cristianesimo ha per poter trasformare e predicare nel mondo è nient’altro che la gioia: «per andare avanti come testimoni di vita è la gioia del Signore che è frutto dello Spirito Santo, e oggi chiediamo a Lui di concederci questo frutto».
LA PACE DOPO LA PASQUA
«La pace di Cristo è frutto della sua morte e risurrezione, come abbiamo ascoltato nella Lettura di San Paolo. Per capire questa beatitudine bisogna spiegare il senso della parola “pace”, che può essere frainteso o alle volte banalizzato»: così ieri Papa Francesco ha ribadito il senso “carnale” che il termine “pace” assume con la storia della Chiesa dalla venuta di Cristo in poi. Come ogni mattina anche oggi nella Santa Messa dalla Cappella di Casa Santa Marta il Pontefice condurrà i fedeli all’ascolto in diretta video streaming su Rai1, Tv2000, RaiPlay e Vatican News nelle meditazioni e riflessioni dei giorni immediatamente seguenti alla Pasqua di Resurrezione. Ed è proprio quella pace al centro della Veglia di Sabato Santo che Papa Francesco ha riaffrontato ieri nella prima Udienza Generale dopo Pasqua: «non è un’opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace, che ci ha resi figli di Dio. La vera shalòm e il vero equilibrio interiore sgorgano dalla pace di Cristo, che viene dalla sua Croce e genera un’umanità nuova, incarnata in una infinita schiera di Santi e Sante».
Dalla pace alle radici, nella Santa Messa di ieri che precedeva l’Udienza Generale, il Santo Padre non ha dimenticato chi in questi mesi soffre più di tutti per il dramma del coronavirus e che ricerca disperatamente quella “pace” che solo Cristo può donare davanti al male e alle sofferenze: «Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento».
MESSA PAPA FRANCESCO, L’OMELIA DI IERI
Nell’omelia centrale della Messa da Casa Santa Marta di ieri, Papa Francesco ha voluto affrontare il tema della fedeltà dell’uomo come risposta alla fedeltà di Dio. La “Sua” iniziativa è quella che conta e che inizia la storia: ma dunque all’uomo quale responsabilità tocca? «La nostra fedeltà non è altro che una risposta alla fedeltà di Dio. Dio che è fedele alla sua parola, che è fedele alla sua promessa, che cammina con il suo popolo portando avanti la promessa vicino al suo popolo. Fedele alla promessa: Dio, che continuamente si fa sentire come Salvatore del popolo perché è fedele alla promessa. Dio, che è capace di ri-fare le cose, di ri-creare».
È un tema tanto attuale quanto urgente e che sottende diverse altre celebrazioni di questo lungo periodo di pandemia da coronavirus che l’Italia e il mondo stanno attraversando: «La fedeltà di Dio è una fedeltà paziente: ha pazienza con il suo popolo, lo ascolta, lo guida, gli spiega lentamente e gli riscalda il cuore […] La fedeltà di Dio sempre ci precede e la nostra fedeltà sempre è risposta a quella fedeltà che ci precede. È il Dio che ci precede sempre. E il fiore del mandorlo, in primavera: fiorisce per primo. Essere fedeli è lodare questa fedeltà, essere fedeli a questa fedeltà. È una risposta a questa fedeltà». Vista la chiusura costante delle chiese, per i fedeli l’unico modo di accedere al corpo di Cristo in questo periodo resta la Santa Messa in streaming, con la comunione spirituale che ancora ieri il Santo Padre invitava a partecipare con questa preghiera «Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te»