LA FASE 2 E LE PENSIONI
In un’intervista a La Repubblica, Luciano Vescovi, Presidente di Confindustria Vicenza, sottolinea un aspetto importante legato al dibattito sulla riapertura delle aziende per poter cominciare la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza legata al coronavirus, che si collega a un tema spesso sollevato a proposito delle misure di riforma pensioni e all’indebitamento dello Stato italiano. “Io credo che il governo stia mettendo tutto l’impegno possibile. Manca solo un tassello: deve dire la verità. L’Italia è un Paese con un debito pubblico ormai al 140%, lo Stato non ha più cassa, tra un po’ potrebbero non esserci persino i soldi per pagare i dipendenti pubblici e le pensioni. E quindi uno Stato superindebitato fa quello che può, non è la Germania. Si tratta di trovare un percorso italiano per tamponare l’emergenza e aiutare il sistema, ma è molto complicato in uno Stato privo di soldi. Bisogna dirlo chiaramente: bisogna tornare a lavorare, e tirare la cinghia per un po’”, sono le parole usate da Vescovi.
DURIGON E LE NUOVE PROPOSTE DELLA LEGA
Secondo Claudio Durigon, Quota 100, misura di riforma pensioni varata quando era sottosegretario al Lavoro, “è uno strumento che non solo è utile, ma andrà potenziato per sostenere i lavoratori in questa delicata fase di ripartenza”. Intervistato da pensionipertutti.it, il deputato della Lega evidenzia che Quota 100 non dovrebbe essere messa in discussione, com’è stato fatto nelle ultime settimane, ma anzi “deve divenire ‘virale’ nel meccanismo di ripartenza”. Secondo Durigon, bisogna fare in modo che vengano varate misure che possano favorire “l’uscita anticipata per i lavoratori al fine di allacciarsi alla pensione”. In questo senso la Lega sta “pensando anche a provvedimenti che nel primo periodo della ripartenza, Fase 2/Fase 3, permettano a quei lavoratori più esposti al virus a causa di altre patologie o età più avanzata di andare incontro a una sorta di sostituzione momentanea, per sopperire quel ‘lavoro fragile’ più a rischio”. Non resta quindi che attendere che la proposta venga dettagliata.
COMITATO OPZIONE DONNA CHIEDE PIÙ QUOTA 100
Nel momento di pandemia e crisi economica, il dibattito sulla riforma pensioni non si ferma con più posizioni che si ergono nella discussione per evitare rischi sia ai lavoratori che agli stessi pensionati: è così che Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, in una lunga lettera pubblicata sulla pagina Facebook (e ripresa da Pensionipertutti) lancia la sua proposta al Governo lamentando scarsa considerazione attorno tanto all’Opzione Donna quanto alla stessa riforma di Quota 100. La Armiliato era stata tra le promotrici della Quota 100 Rosa e da questo punto riparte la sua critica: «Quota 100 va ampliata dato il contesto pandemico ed economico in atto. La giustiva via di mezzo potrebbe essere riconoscere il lavoro di cura delle donne anche ai fini previdenziali, partendo dalla concessione nella prossima legge di bilancio di una quota 100 rosa». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, IL DIBATTITO SUL MES
Continua far discutere il possibile ricorso dell’Italia al Mes. Un tema che divide anche la maggioranza e che viene collegato alla riforma pensioni. Sulla sua pagina Facebook Mario Michele Giarrusso scrive infatti che “col Mes verrà dimezzato il tuo stipendio, la tua pensione, cancellata la liquidazione, chiuse scuole e ospedali pubblici e licenziati insegnanti e pubblici impiegati. Col Mes verrà imposta la vendita dei beni pubblici a prezzo di liquidazione e svendita fallimentare. Questa è la cura che prevedono le ‘condizionalità’, che non si possono eliminare perché previste nei trattati”. “Non si tratta di ipotesi, ma di quanto già accaduto in Grecia”, aggiunge il Senatore del Movimento 5 Stelle.
IL PRECEDENTE DELLA GRECIA
In un articolo su finanze.net viene invece ricordato che se utilizzassimo il Mes per spese sanitarie oltre il 2% del Pil, circa 36 miliardi di euro, “l’Europa ci imporrebbe condizioni. A fine anno secondo le stime del Fmi l’Italia avrà un rapporto tra stock di debito pubblico e Pil del 155%: neanche la Grecia nel momento peggiore arrivo a tanto. Quindi la prima cosa, come successe in Grecia che succederà è che si taglieranno i redditi sicuri, ovvero l’impiego pubblico e le pensioni, circa cinquecento miliardi in tutto all’anno. Un taglio del venti per cento porterebbe a minori uscite di cento miliardi e l’Italia ripartirebbe. Dipendenti pubblici e pensionati starebbero ancora molto ma molto meglio della maggior parte dei lavoratori”. Le prospettive non paiono in ogni comunque rosee.