Il problema della grande diffusione e contagiosità del coronavirus, concordano gli scienziati di tutto il mondo, è insito nella capacità degli asintomatici di contagiare già giorni prima della comparsa dei primi sintomi. Una caratteristica che ha reso Sars-CoV-2 un virus incontrollabile, visto che le altre infezioni respiratorie diventano contagiose solo con la comparsa dei sintomi, o comunque estremamente a ridosso degli stessi. Uno studio dell’Università di Hong Kong conferma la pericolosità di questo aspetto, stabilendo che le persone che hanno contratto il covid-19 possono cominciare a emettere particelle del virus, e quindi essere contagiose, da due a tre giorni prima di manifestare i sintomi della malattia. La ricerca è stata portata avanti dall’equipe del professor Eric Lau che ha confermato una “considerevole trasmissione asintomatica” in questo tipo di malattia. Un pericolo che in Italia era stato evidenziato per primo dal professor Roberto Burioni dell’ospedale San Raffaele di Milano e che rende particolarmente problematico il contenimento del coronavirus.
CORONAVIRUS, INCUBAZIONE DI 5 GIORNI
In base a questa stima, con le persone che hanno contratto il covid-19 contagiose già 72 ore prima dalla comparsa dei primi sintomi, l’Università di Hong Kong ha stabilito che nella pandemia il 44% dei contagi documentati sia avvenuto da persone pre-sintomatiche. I test sono stati portati avanti in Cina dall’equipe del professor Eric Lau, nel Guangzhou Eighth People’s Hospital, su 94 pazienti positivi al Covid-19, e i dati sono stati confrontati con quelli relativi a 77 casi di trasmissione documentata, valutando il tempo intercorso nella comparsa dei sintomi per ogni singolo paziente. L‘apice della contagiosità arriva 0,7 giorni prima dei sintomi: il periodo di incubazione non dovrebbe dunque superare i cinque giorni: le stime sono approssimative perché i pazienti si affidano comunque ai loro ricordi e ci può essere qualche discrepanza, ma i tempi calcolati sono stati considerati affidabili e questo crea un problema che in Asia hanno definito risolvibile anche grazie all’utilizzo massiccio di mascherine, che permetterebbero di limitare la diffusione del virus tramite le goccioline emesse dagli asintomatici.