Gli ospedali cattolici degli Usa sono sotto attacco: questa la denuncia di First Things, giornale religioso americano che descrive gli attacchi ai nosocomi cattolici da parte della stampa e degli avvocati in tribunale. L’obiettivo sarebbe quello di imporre anche agli ospedali cattolici standard morali laicisti contrari alla sacralità della vita umana.
Ad esempio, secondo un recente articolo del New England Journal of Medicine il fatto che un sesto degli ospedali Usa siano cattolici costituirebbe un problema perché questi ospedali “non forniscono servizi sanitari previsti dalla legge”. Il riferimento è all’aborto ma anche alla sterilizzazione (se non motivata da patologie), l’eutanasia mediante suicidio assistito (negli Stati in cui è lecito) e le operazioni di cambio sesso.
Per gli autori dell’articolo, ciò metterebbe a rischio la scelta e anche la salute del paziente. First Things risponde che le direttive vigenti autorizzano gli ospedali cattolici a non effettuare gli interventi che sono contrari alla dottrina della Chiesa, ma comunque impongono che ogni paziente riceva le cure necessarie, comprese tutte le informazioni su natura, benefici, rischi, effetti collaterali, conseguenze e costi di ogni trattamento.
OSPEDALI CATTOLICI SOTTO ACCUSA IN TRIBUNALE
Il pretesto di timori sulla sicurezza dunque servirebbe solo a mascherare il pregiudizio anti-religioso e per imporre l’obbligo di pratiche eticamente sensibili anche negli ospedali cattolici. In effetti vi sono proposte per chiedere agli Stati di obbligare i nosocomi religiosi a fornire anche le procedure contrarie alla dottrina, in particolare quando vi sono state fusioni sociali fra ospedali confessionali e laici (fatto frequente negli Usa). Questo però, sottolinea First Things, impedirebbe agli ospedali cattolici di essere tali.
Inoltre, il tema degli obblighi imposti in caso di fusioni potrebbe essere un cavillo per poi in un secondo tempo imporli a ogni ospedale cattolico. Gli attacchi alla sanità cattolica sono già spesso passati dalla stampa ai tribunali: in California ad esempio un transessuale FtM (donna che vuole diventare uomo) ha denunciato un ospedale cattolico che ha rifiutato di effettuare la rimozione dell’utero in quanto l’organo era perfettamente sano e di conseguenza la sua asportazione non aveva motivazioni cliniche.
Nelle linee guida della sanità cattolica asportare un organo sano non è previsto. Il grimaldello di questi attacchi è la discriminazione: per i cattolici anche questo è solo un pretesto, perché un transessuale con un braccio rotto verrebbe curato, così come una donna per la quale l’asportazione dell’utero fosse davvero necessaria clinicamente.
LE POSSIBILI CONSEGUENZE DEGLI ATTACCHI AGLI OSPEDALI CATTOLICI
Casi del genere sono frequenti, ma gli ospedali cattolici avevano sempre vinto le cause in tribunale fino a questa, in cui la Corte d’Appello della California ha ritenuto che il rifiuto di rimuovere l’utero della paziente transessuale fosse una violazione della legge anti discriminazione che non può essere giustificata con la libertà religiosa.
Dunque tutto l’impianto su cui si basa la sanità cattolica potrebbe ora essere messo a rischio: se la libertà religiosa non vale in caso di cambio sesso, a quel punto potrebbe non valere più nemmeno per l’aborto piuttosto che per l’eutanasia, dove è legale. Così facendo, il paziente imporrebbe la propria volontà su quella del medico e dell’ospedale e i nosocomi si troverebbero davanti a un bivio: smettere di essere cattolici o chiudere, il che costituirebbe un colpo gravissimo all’intero sistema sanitario degli Stati Uniti anche se la chiusura dovesse riguardare solo parte degli ospedali privati della loro ragione.
I procedimenti contro istituzioni sanitarie religiose sono sempre più frequenti e mettono a rischio il fondamentale esercizio della libertà religiosa, ribadisce First Things. Si vorrebbe dunque cancellare la peculiarità della fede, imponendo una sola visione del mondo e andando contro persino al motto degli Usa, E pluribus Unum.