In un ordinario venerdì di quarantena, tre autonomie a statuto speciale hanno gettato le basi di una virtuale secessione fiscale. La notizia è affiorata appena sui media nazionali, sui quali è invece vasta l’eco delle tensioni crescenti fra Governo centrale e regioni nell’escalation coronavirus.
Le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Friuli-Venezia Giulia hanno ufficializzato al ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, la richiesta di sospensione biennale del versamento del contributo locale al disavanzo statale previsto dagli “accordi di Milano” del 2009. Trentino e Alto Adige dovrebbero ritornare all’Erario circa 470 milioni all’anno a testa, mentre il Friuli era in attesa di rinegoziare un contributo che negli ultimi due anni era ammontato a 250 milioni all’anno. Non si hanno – al momento – notizie di passi analoghi da parte della Valle d’Aosta (102 milioni all’anno previsti) e della Regione Sardegna (333 milioni). Presenta invece da tempo una complessità a sé la situazione delle relazioni di finanza pubblica fra Roma e la Regione Siciliana.
Delle tre amministrazioni locali protagoniste dell’iniziativa – tutte nel Nord del Paese – due sono rette da giunte di centrodestra presiedute da un leader leghista (Maurizio Fugatti a Trento e Massimiliano Fedriga a Trieste). In entrambe il centrodestra si è imposto nettamente nelle più recenti consultazioni locali – dopo le elezioni politiche 2018 – strappando al centrosinistra consolidate posizioni di maggioranza. A Bolzano, invece, la Lega ha sostituito il Pd nella maggioranza della giunta Kompatscher sempre imperniata sulla Sudtiroler Volkspartei. Deputata del capoluogo altoatesino è tuttora Maria Elena Boschi, ex ministro delle Riforme, che aveva negoziato clausole di tutela ad hoc per la Provincia di Bolzano nel progetto di riforma istituzionale ricentralizzatoria bocciato dal referendum del 2016.
In Val d’Aosta, il voto del maggio 2018 ha visto resistere Union Valdotaine e altre formazioni autonomiste, che hanno mantenuto il controllo della giunta. A fine 2019, tuttavia, un’inchiesta della Procura di Aosta su presunte collusioni fra la criminalità organizzata calabrese e i vertici UV hanno costretto alle dimissioni il presidente della giunta Antonio Fosson (l’amministrazione è ora guidata ad interim da Renzo Testolin). In Sardegna è invece in carica dal maggio 2019 una giunta di centrodestra, capeggiata tuttavia da Christian Solinas, leader dello storico Partito Sardo D’Azione.
Le due Province del Trentino-Alto Adige sono intenzionate a chiedere al Governo la possibilità di espandere l’indebitamento attraverso l’emissione bond regionali. “Il ministro Boccia ha detto che darà risposte entro una quindicina di giorni. Noi possiamo solo essere fiduciosi altrimenti la sostenibilità del nostro bilancio e delle risposte da dare ai cittadini sarebbe messa in difficoltà”, ha detto Fugatti. “I conti pubblici italiani sono saltati, il Trentino ha contribuito quando c’era bisogno e oggi che la sostenibilità dei titoli pubblici è messa in difficoltà capiamo anche poco perché dobbiamo sostenere con risorse nostre i conti pubblici che sono saltati. Vedremo le risposte da parte del Governo, in base alle quali misureremo la nostra capacità di intervento anche per le attività obbligate a fermare l’azione economica a causa del coronavirus”.
Fedriga, dal canto suo, è stato il primo obiettivo dell’offensiva anti-federalista lanciata da Boccia fin dalla riunione di insediamento del governo Conte-2. Il primo atto, lo scorso settembre, è stata infatti l’impugnazione di una legge della Regione FVG. Il provvedimento prevedeva lo spostamento di fondi – inizialmente destinati a misure per l’accoglienza diffusa – ai rimpatri coatti degli immigrati colpiti da provvedimento di espulsione (rimpatri che, però, sono di competenza statale e non regionale, sebbene il Friuli sia una regione a statuto speciale). Una distinta misura, giudicata discriminatoria prevedeva invece di destinare gli incentivi occupazionali a chi assumesse residenti da almeno cinque anni nella Regione.