«L’Italia non farà la fine della Grecia. Il nuovo Mes avrà una sola condizione, di coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura, prevenzione»: così annuncia il direttore del Meccanismo Europeo di Stabilità, Klaus Regling (tra l’altro tra gli artefici del salvataggio “lacrime e sangue” della Grecia nella decade passata) nell’intervista di Federico Fubini sul Corriere della Sera di oggi. «Offriamo uno strumento, una linea di credito a tutti gli Stati dell’area euro. Il fatto che sia disponibile per tutti i Paesi con “termini standardizzati concordati in precedenza” – come dice l’Eurogruppo – è una differenza rispetto a quanto avvenuto una decina di anni fa» spiega il n.1 del Mes, sempre più al centro dello scontro europeo tanto nei precedenti quanto nel prossimo decisivo Consiglio Ue del 23 aprile. L’Europa ha trovato un flebile e ancora “ambiguo” (perché non chiarito in tutte le sue parti) accordo politico tra i Ministri delle Finanze sullo schema a tre punte: Mes “light” (con poche condizionalitù), Bei, Sure (cassa integrazione della Commissione Ue), abbandonando per l’ora l’idea di Italia e Spagna di specifici eurobond.
IL PIANO DI REGLING
«10 anni fa», spiega ancora il direttore del Mes al CorSera, «i programmi per Grecia, Irlanda o Portogallo dovettero essere molto diversi l’uno dall’altro perché i problemi erano diversi. Le istituzioni europee dovettero negoziare una condizionalità dettagliata, diversa da Paese a Paese. Stavolta non sarà così». Il messaggio lanciato da Regling è fondamentale perché ribadisce, pochi giorni dopo il durissimo scontro in Parlamento Ue all’interno praticamente di tutti i gruppi politici e coalizioni, che il Fondo Salva Stati di cui l’Italia diffida in realtà non avrà le condizionalità che hanno reso il salvataggio della Grecia vicino allo “strozzamento” dell’economia di Atene.
È di fatto quanto ha spiegato Forza Italia nel distanziarsi da Lega e FdI nell’appoggiare l’utilizzo del Mes assieme al Pd: sui 36 miliardi che ad oggi l’Italia potrà chiedere eventualmente prestito al Fondo della discordia, spiega Regling «La sola condizione è di coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura, prevenzione. In primo luogo questo significa dottori e infermieri in più, nuovi ospedali, materiale medicale. Poi ci sono i costi indiretti dell’epidemia e vanno molto oltre il semplice acquisto dei materiali. Ciò che conta è che i Paesi che chiedono questa linea di credito possano essere rimborsati per somme pari al 2% del loro prodotto lordo (Pil) per questi costi diretti e indiretti… La condizionalità concordata all’inizio non cambierà durante il periodo nel quale la linea di credito è disponibile».
LE PROMESSE DEL MES
potrebbe dover aver bisogno di almeno 500 miliardi di euro da tutte le istituzioni europee: «ma potrebbe essere di più. Per quello dobbiamo discutere con la mente aperta di nuovi strumenti, ma anche usare le istituzioni esistenti, perché è sempre più facile. Inclusa soprattutto la Commissione e il bilancio Ue. Un ripensamento dei fondi europei può contribuire molto a tenere insieme l’Unione europea» spiega ancora il n.1 del rigore tedesco ed europeo a capo del Mes. Il “falco tedesco” spiega poi come ad oggi non siano utilizzabili e pensabili gli eurobond mentre avvisa che prima del 2021 non potrebbero essere pronti i soldi del Recovery Fund. Sul fronte rapporto mercati-prestito Mes, Fubini chiede a Regling infine se gli investitori iniziano a temere che la Bce intervenga in difesa degli Stati che usufruiranno del Mes “light” e il n.1 del Fondo risponde «I grandi investitori capiscono bene come funzionano le Omt della Bce e sanno che un programma del Mes è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Lo prenderebbero in conto nel guardare alla situazione. La decisione spetta solo al Consiglio direttivo della Bce».
L’ATTACCO DI GIORGIA MELONI
Molto dura la prima reazione della politica italiana alle parole di Regling, con Giorgia Meloni che attacca «Mes light? Solo per un anno, poi arrivano le condizioni rigide (e forse la Troika). Chi lo dice? Il numero 1 del Mes in persona. Oggi sul Corriere della Sera Klaus Regling, direttore del Mes, conferma quello che abbiamo denunciato in queste settimane: ‘La condizionalità concordata all’inizio non cambierà durante il periodo nel quale la linea di credito è disponibile”». In effetti nell’intervista il n.1 del Mes spiega che sarà disponibile inizialmente per un anno anno: tradotto, afferma la leader di FdI, «dopo un anno, mentre saremo impegnati a restituire i soldi al Mes, scatteranno le rigide condizionalità. Ci attirano nella trappola per topi e tra un anno scatta la tagliola. Chi racconta la favola del ‘Mes light’ sta mentendo agli italiani».