Coronavirus finora non ha colpito duramente il Venezuela, ma anni di crisi politica ed economica rendono il Paese molto fragile qualora la pandemia dovesse farsi sentire: un ruolo decisivo potrebbe essere quello della Chiesa Cattolica, unica istituzione di cui la maggioranza della popolazione del Venezuela ha stima. La società civile e anche i leader mondiali spingono per un accordo tra Nicolas Maduro e Juan Guaidó che consenta una risposta coordinata ed efficace alla crisi che con Coronavirus potrebbe definitivamente precipitare.
The Conversation ha analizzato la situazione evidenziando appunto il ruolo fondamentale della Chiesa Cattolica: il governo di Maduro non ha soldi, in questo senso sicuramente un ruolo più significativo può essere quello di Guaidó, riconosciuto come leader legittimo dagli Usa e da gran parte degli Stati europei ed americani.
L’Unione Europea, l’Onu e il Vaticano potrebbero essere gli intermediari, ma sicuramente il ruolo della Chiesa Cattolica non si limiterà a questo. La Conferenza Episcopale del Venezuela il 30 marzo ha diffuso un messaggio in cui si esortano i leader rivali ad “azioni decisive” per giungere ad un accordo che consenta al Venezuela di superare l’attuale situazione critica per la salute pubblica.
CRISI VENEZUELA: IL RUOLO DELLA CHIESA LOCALE E DI PAPA FRANCESCO
Lo stesso Papa Francesco ha citato il Venezuela nel suo messaggio alla Benedizione Urbi et Orbi di Pasqua chiedendo “soluzioni concrete ed immediate per consentire assisitenza internazionale alla popolazione in sofferenza”, anche a prescindere dal Coronavirus. La Chiesa storicamente ha un ruolo importante nell’America Latina nella risoluzione delle crisi, ad ogni livello: spingendo i membri delle gang a cambiare vita, mediando tra fazioni in conflitto o aiutando i contadini nelle loro richieste ai proprietari terrieri.
Nella vicina Colombia, è stata determinante nel processo di pace che ha posto fine alla guerriglia delle FARC contro il governo, durata ben 52 anni. La presenza capillare della Chiesa in tutto il Sudamerica è naturalmente decisiva e il 55% della popolazione del Venezuela ha fiducia in essa: se si pensa che Maduro è al 12% e Guaidó al 26, si capisce subito la differenza.
Papa Francesco, primo Pontefice sudamericano, segue con grande attenzione la situazione a Caracas, d’altronde il Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, fu nunzio apostolico proprio in Venezuela dal 2009 al 2013, così come è venezuelano Arturo Sosa Abascal, preposito generale dei Gesuiti.
VENEZUELA: LA CHIESA “NEUTRALE” E IL PERICOLO CORONAVIRUS
D’altronde va anche evidenziato che il potere della Chiesa Cattolica è naturalmente simbolico, di certo non può imporre accordi politici. Il comportamento del governo di Maduro ha portato la Chiesa a ritirare il suo appoggio a un primo patto che era stato trovato nel 2016 proprio grazie alla mediazione ecclesiastica, così la posizione attuale è quella di una “neutralità positiva“.
Con questa definizione si intende la volontà di parlare con tutti per giungere ad elezioni democratiche e garantire aiuti umanitari e dialogo politico. La Chiesa condanna Maduro per la violazione dei diritti umani e per la negazione della crisi umanitaria in corso, ma non ha mancato di criticare pure l’opposizione in casi di eccesso di violenza nelle proteste e per la poca volontà di negoziare.
Questo atteggiamento però ha dei rischi: Maduro ritiene la Chiesa come parte dell’opposizione, dall’altra parte invece molti la giudicano troppo morbida con il regime. Questo non toglie che essa sia l’unica vera autorità credibile, giudicata tale dalla gente in modo tutto sommato trasversale, dunque è proprio la Chiesa che potrebbe risultare decisiva per il cambiamento. Servirà però l’impegno concreto da entrambe le parti, che la Chiesa non può obbligare. Ci penserà il Coronavirus a farlo?